L'incontro con sei sopravvissuti alla Shoah: sarà questo forse il passaggio più significativo della visita di papa Francesco a Yad Vashem, il Sacrario della Memoria di Gerusalemme, lunedì prossimo, alle 12, nell'ultimo giorno del suo viaggio in Terra Santa. "Un privilegio e un'opportunità", ha detto oggi Avner Shalev, presidente di Yad Vashem (che in ebraico significa 'un posto e un nome' ed è tratto da un versetto di Isaia), incontrando i giornalisti.
Una visita - ha subito voluto precisare Shalev dopo aver ricordato che è questa è la terza volta di un pontefice - "di grande importanza". "Come leader spirituale mondiale, il suo messaggio - ha aggiunto - è di importanza religiosa e morale: non solo per avvalorare la sofferenza che ebbe luogo, ma anche per ricordare il bisogno di creare un mondo migliore nella lotta contro la xenofobia e l'antisemitismo e la frattura dei valori umani di base verificatasi durante la Shoah. Un simile messaggio che proviene da Yad Vashem, dal leader di milioni di persone, ha un'importanza speciale". E non è un caso che durante la cerimonia ufficiale nella Sala del Ricordo (Francesco non visiterà il Museo, così come è avvenuto per gli altri pontefici) il papa - accompagnato dal presidente di Israele, Shimon Peres, dal premier Benyamin Netanyahu, dal segretario di stato vaticano Pietro Parolin e dal rabbino Meir Lau - ascolterà, in italiano, estratti dall'ultima lettera scritta di Ida Goldish, una giovane madre uccisa durante le persecuzioni. "La lettera - ha sottolineato Shalev - rivela i suoi più intimi pensieri e sentimenti in un momento terribile. I suoi desideri. E' l'essenza dell'espressione umana; del tentativo di sopravvivere e di mantenere la propria umanità e i propri valori". Subito dopo nella Sala - uno dei luoghi più sacri di Israele, dove sorge la fiamma perenne a ricordo dei 6 milioni di ebrei uccisi da nazisti - risuoneranno i versi struggenti di 'El Maleh Rahamim', la preghiera per la morte del cantore Asher Hainowitz. Ed è allora che avverrà l'incontro con i 6 sopravvissuti: Avraham Harshalom, Chava Shik, Joseph Gottdenker, Moshe Ha-Elion, Eliezer Grynfeld e Sonia Tunik-Geron. Ognuno di loro è storia individuale e collettiva di un popolo sterminato nel cuore dell'Europa, ma anche dell'aiuto dato ad alcuni di loro da quelli che Yad Vashem onora come "Giusti tra le nazioni". Poi toccherà al papa parlare: il suo discorso, in italiano, avverrà nella stessa sala dove avrà poco prima ravvivato la fiamma perenne. Prima che Francesco lasci Yad Vashem, Shalev gli donerà una copia del quadro 'Preghierà che Abraham (Abramek) Koplowicz dipinse nel Ghetto di Lodz a 13 anni: subito dopo sarà ucciso ad Auschwitz. "Abramek - ha notato Shalev - lottò per sopravvivere, per mantenere la sua umanità e forse un poco dei suoi sogni. L'opera che ha lasciato esprime i valori ebraici e universali di fede, speranza ed amore". Il quadro - insieme ad un taccuino - fu ritrovato dal padre che sopravvisse allo sterminio: rappresenta un ebreo nell'atto di pregare vestito alla maniera hassidica e avvolto nel talled, il manto della preghiera. Ma al tempo stesso, il giovanissimo autore mostra, attraverso molti particolari raffigurati, anche la miseria del Ghetto di Lodz, il secondo della Polonia, dove furono rinchiusi e poi avviati a morte circa 240mila ebrei.
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