Matteo Renzi incassa il primo sì della lunga partita parlamentare sulle riforme e già guarda alla ripresa autunnale con un nutrito pacchetto di misure orientate al rilancio dell'economia. Qualche giorno di relax in famiglia, probabilmente in Versilia, non fermerà il suo lavoro, come ha spiegato ai suoi nei giorni scorsi. Convinto che la "pazienza vince", il presidente del Consiglio continua a tessere la tela impostando le basi del programma dei "1000 giorni" (prima tappa il consiglio dei ministri del 29 agosto che definirà le misure del provvedimento "sblocca Italia") entrando sempre più in profondità nel campo delle riforme del lavoro e della pubblica amministrazione.
Economia ed Europa, insieme all'avviata partita delle riforme costituzionali e alla riforma della giustizia, rappresentano il pacchetto di mischia su cui poggia attualmente l'azione del governo. Sullo sfondo lo scacchiere europeo e la delicata partita delle nomine comunitarie che il premier intende giocare fino in fondo, si ricorda in ambienti della maggioranza, puntando tutte le fiches su Federica Mogherini come "Lady Pesc".
Appuntamento a Bruxelles per il Consiglio straordinario del 30 agosto, un punto di arrivo che potrebbe essere preceduto anche da una serie di contatti con altri leader continentali nella logica della "diplomazia" per una Europa "diversa", più orientata alle esigenze del lavoro e delle famiglie e meno burocratica e autoreferenziale. La prossima settimana, prima del breve stop ferragostano, il presidente del Consiglio continuerà a lavorare a Palazzo Chigi.
E non si esclude, in ambienti parlamentari, un possibile incontro, per fare il punto della situazione, con Giorgio Napolitano che, tra alcune ore, farà rientro a Roma al termine della vacanza sulle Alpi. Bocche cucite dalla sede del Governo e dal Colle. Ma in ambienti parlamentari non si smette di ricordare il ruolo di importante "crocevia" del Quirinale sulle riforme, con il Capo dello Stato sempre attento e pronto a intervenire con la sua "moral suasion" e facendo sentire con forza la sua voce, nei non pochi momenti critici, tutte le volte che lo ha ritenuto necessario.
Ora che da Palazzo Madama è giunto il primo via libera, il Capo dello Stato non sembra al momento intenzionato ad intervenire pubblicamente per esprimere anche la semplice soddisfazione per il primo giro di boa, ma quanto abbia a cuore il proseguimento dell'iter delle riforme, a tutti i livelli, nessuno lo nasconde sia in Parlamento che nel Governo. Da qui le voci di un possibile faccia a faccia, a breve, con il presidente del Consiglio per una valutazione a tutto campo delle cose fatte e del lavoro da impostare.
Renzi è sempre più convinto della ineludibilità delle riforme: "Nessuno fermerà il cambiamento", ha detto proprio ieri nella consapevolezza che ancora molti passaggi, molti dei quali blindati dall'accordo del Nazareno con Silvio Berlusconi, dovranno essere affrontati per farle entrare definitivamente in un porto sicuro. E che un aspetto non secondario sarà rappresentato dal modo in cui sarà risolta la partita della legge elettorale, in calendario da settembre al Senato ma ancora aperta sotto alcuni profili, a cominciare dalla questione delle preferenze: rivendicate con decisione dai piccoli partiti ma poco amate dai grandi come Pd e Forza Italia.
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