"Ma quale pensione...Non sono proprio il tipo da restare con le mani in mano". Raffaele Bonanni lascia la Cisl, ma di pensione, dice lui stesso in un'intervista a la Stampa, non vuol sentire parlare: "Anzi, sono pronto a ricominciare...". Per il momento, però, nessuna discesa in politica: "Ma dov'è la politica; e dov'è il campo", afferma: "È vero l'esigenza c'è ed è reale. Anche perché la condizione disastrosa in cui versa il paese è dovuta al malfunzionamento delle rappresentanze politiche e sociali. Ma fuori da questo tutti congiurano per allontanare le persone dall'impegno".
Bonanni lascia il sindacato con un rimpianto: "L'intero mondo sindacale non è ancora capace di coniugare le culture plurali che rappresenta". Alla collega Camusso ricorda che la concertazione non "è dire sì o no a qualcuno che chiama" ma "un'assunzione di responsabilità di fronte ad obiettivi condivisi. Non è solo dire sì o no. Le parti sociali devono essere talvolta più generose. Il nostro compito non è solo criticare il governo ma anche indicare delle strade, delle soluzioni per uscire dalla crisi".
Spera ancora "nella possibilità di dialogo" con Renzi: "Sappiamo che tutto gira sul contratto a tutele crescenti e sulla rimodulazione dell'articolo 18. Se il contratto a tutele crescenti assorbe false partita iva, cocopro e gli associati in partecipazioni credo che la Cisl possa essere disponibile, diversamente è un contratto a tutele decrescenti".
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