Non si sblocca il voto per la Consulta che paralizza da mesi l'attività parlamentare e ora come un macigno rischia di rallentare un provvedimento-chiave come la riforma del lavoro (Jobs Act) che il premier Matteo Renzi vuole collocare sul tavolo del vertice europeo di Milano mercoledì prossimo. Si apre domani infatti una settimana "calda" sul fronte parlamentare e su quello politico, che vede accavallarsi appuntamenti decisivi che potrebbero segnare il destino delle riforme (il lavoro in primis) e zavorrare lo stesso esecutivo.
Ecco perchè dalle parti di palazzo Chigi si guarda con una certa ansia alla tabella di marcia delle prossime ore. Domani nella sede del governo si dovrebbero incontrare il premier Renzi e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti per fare il punto sul Jobs Act, decidere alcune limature alla delega (emendamenti?) e valutare una eventuale fiducia per blindare il testo. Martedì 7 poi si entra nel vivo con il ritorno dei sindacati nella sala verde di Palazzo Chigi (si attende la convocazione ufficiale). E sempre martedì (cerchietto rosso sul calendario governativo) si riunirà alle 9.30 il Senato che avvierà l'esame del jobs Act. Ma per poche ore perchè alle 13 c'è in agenda la 17/ma seduta congiunta delle Camere per eleggere i due componenti laici della Consulta, ormai sotto la coltre di ben 16 fumate nere. Quindi nel bel mezzo dell'esame della riforma, l'Aula di Palazzo Madama dovrà interrompere bruscamente i suoi lavori per consentire ai senatori di incamminarsi verso Montecitorio per la seduta congiunta. Con il rischio (che per molti è certezza), di buttare al vento l'ennesimo voto parlamentare.
Tutto è ancora in alto mare e nessuno dei nodi politici che congelano il voto è stato sciolto. Anzi in queste ore su quel voto si stanno scaricando tutte le tensioni e i veleni che attraversano i due schieramenti alle prese con rese dei conti interne su vari fronti (regionali-alleanze-riforme). Sulla 17/ma votazione questa volta c'è anche l'aggravante scaramantica.
Ma il danno maggiore è per l'attività parlamentare che, come hanno denunciato nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e i presidenti di Senato e Camera Pietro Grasso e Laura Boldrini subisce un grave intralcio mentre avrebbe urgenza di riprendere il proprio "iter" naturale chiudendo una volta per tutte la parentesi Consulta (resta peraltro ancora aperta quella del Csm che deve rimpiazzare Teresa Bene giudicata "ineleggibile").
L'ingorgo parlamentare rischia di diventare un "tappo" con l'arrivo nella aule di altri importanti provvedimenti: tra una decina di giorni approderà in Parlamento anche la manovra delle manovre ossia la legge di Stabilità. Al momento dunque resta in piedi per la Corte Costituzionale, l'ultimo tandem Violante-Caramazza (bocciato il 2 ottobre scorso) che dovrebbe essere riproposto dopodomani ma che nelle condizioni date viene considerato bruciato (almeno a metà).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA