Premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione vincente, soglia di sbarramento, preferenze: sono questi i nodi della riforma elettorale al centro del confronto.
Il testo licenziato dalla Camera il 12 marzo prevede un premio alla coalizione che supera il 37%, con ballottaggio tra le prime due coalizioni se nessuno raggiunge questo "score". Ci sono poi le soglie: 12% per le coalizioni, 8% per i partiti che vanno da soli, 4,5% per quelli dentro le coalizioni. I seggi vengono assegnati in 120 collegi plurinominali dove sono eletti tra i 3 e i 6 deputati in listini bloccati.
L'unica cosa certa è che l'Italicum verrà modificato. C'è infatti un accordo per innalzare al 40% la soglia che assegna il premio. Ma l'accordo si ferma qui perché la prima novità, è che il premio vada non alla coalizione, ma al partito. Su questo punto Berlusconi esita: FI oggi è il terzo partito e, fuori da una coalizione, non andrebbe neanche al ballottaggio. A favore di una corsa tra partiti è invece Ncd. Visti i rapporti sempre più tesi con FI e il suo alleato privilegiato, la Lega, al partito di Angelino Alfano va bene un primo turno in cui ogni partito corre con le proprie bandiere, per poi fare accordi successivi. Questo schema interessa anche alla Lega e a Sel-Tsipras e soprattutto a M5s. Ma per i piccoli diventa dirimente la soglia di sbarramento.
Renzi a Berlusconi ha parlato di uno sbarramento al 5% che però non va bene alle forze minori che puntano al 3%. Il Cavaliere gradisce invece uno sbarramento alto, così da costringere i piccoli a entrare in un "listone" unico con FI (Ncd ma anche FdI-An) oppure a venir tagliati fuori dall'assegnazione dei seggi, a vantaggio proprio di FI.
L'altro grosso nodo sono le preferenze. Non le chiede solo Ncd, ma anche M5s e, soprattutto, una larga parte del Pd, con le minoranze in testa. Ma Berlusconi teme che le preferenze gli consegnino un gruppo parlamentare dominato dai "fittiani", grandi raccoglitori di preferenze. Il leader di FI aveva proposto di tenere i capolista dei collegi bloccati, prevedendo le preferenze dal secondo posto in giù. Ma con i collegi piccoli dell'Italicum, solo il Pd elegge più di un deputato in ciascun collegio e le preferenze varrebbero solo per lui. In più anche la minoranza dei Dem è contraria a questa soluzione.
Renzi ha proposto a Berlusconi due ipotesi che conducono ad eleggere il 70% dei deputati con preferenze e il 30% in listini bloccati. La prima è un sistema con i collegi plurinominali in cui ci sono le preferenze, a fianco dei quali ci sono listini su base regionale, come il vecchio Mattarellum (lì la percentuale era 75-25), compreso lo scorporo, il che permette a un partito come FI di avere in rapporto più eletti nel listino che non nei collegi. La seconda ipotesi sono collegi molto più grandi, da un milione di elettori, in ciascuno dei quali si eleggono circa 10 deputati con preferenze, tranne il capolista che è bloccato.
Questa seconda ipotesi risparmierebbe al Pd le primarie interne per le candidature.
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