Tempi veloci per il Jobs act, che ha incassato il via libera della commissione Lavoro del Senato, senza modifiche (bocciati tutti gli emendamenti), a due giorni dall'ok dell'Aula della Camera. Si avvia così all'approvazione definitiva dell'assemblea di Palazzo Madama, dove approderà martedì prossimo, 2 dicembre. "Al termine della riforma avremo meno alibi e non meno diritti", assicura il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parlando della delega sul lavoro.
I sindacati, Cgil e Uil innanzitutto, restano contrari e assicurano che proseguiranno la loro battaglia: "Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per far sì che le norme non vadano in vigore", insiste il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, tornando anche sulla possibilità di presentare un ricorso alla Corte di giustizia europea. Eventualità sostenuta anche dalla Uil, che si dice pronta a valutare la stessa strada: "Verificheremo il testo e decideremo", afferma infatti il segretario generale Carmelo Barbagallo. Il sindacato è "legittimato come chiunque altro a fare questa scelta" ma, risponde il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, "la nostra opinione è che la legge delega sia costituzionale e pienamente coerente con le norme comunitarie e con tutti i trattati che il nostro Paese ha sottoscritto. Diversamente non l'avremmo mai mandato in Parlamento". La Cisl di Annamaria Furlan conferma, invece, la sua strada e ribadisce i motivi per cui non parteciperà allo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per il 12 dicembre ("bloccare il Paese non serve a far ripartire l'economia reale") ma scenderà in piazza con il solo pubblico impiego il primo dicembre: la delega è "una legge molta larga, è nei decreti attuativi che capiremo fino in fondo le vere intenzioni del governo". E comunque "per la Cisl quello che è importante è che le nuove regole assorbano la tanta precarietà presente".
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ribadisce il "giudizio positivo" sul provvedimento, pur aspettando ora la fine dell'iter parlamentare ed il testo definitivo. Se porre o meno la fiducia al Senato "non è ancora deciso", afferma sempre Poletti, spiegando si farà una valutazione in base all'andamento dei lavori in Aula. Martedì il ministro incontrerà il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, in vista della definizione dei decreti delegati, a partire dal contratto a tutele crescenti. "I tempi dell'approvazione definitiva saranno rapidi, perché a gennaio devono essere pronti i primi decreti legislativi", afferma anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. E dopo la spaccatura nel voto alla Camera, il capogruppo Pd nella Commissione Lavoro del Senato, Annamaria Parente, assicura: "Sono certa che in Aula al Senato prevarrà la responsabilità nei confronti del Paese e che anche il Pd si presenterà unito". L'ok della commissione è "un passo decisivo per il varo definitivo della più organica riforma del mercato del lavoro dopo lo Statuto dei lavoratori in prossimità del suo quarantacinquesimo compleanno", sottolinea Sacconi.
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