"Sono assolutamente certo che l'Italia si è già rimessa in moto". A un anno dall'insediamento del suo governo, il 22 febbraio 2014, Matteo Renzi fa un primo bilancio. E, nel giorno in cui l'Ocse promuove le sue riforme, dichiara senza mezzi termini che il Paese, dopo anni di recessione e il -0,4% del Pil del 2014, è ripartito. Grazie al fatto che il paese è "vivo", ha "fiducia nelle riforme ed è convinto che le cose ora si fanno". Dunque il governo tira dritto, a dispetto delle resistenze, "senza star da mattina a sera - assicura il premier - a guardare sondaggi" e con "unico obiettivo cambiare l'Italia" da qui a quando, "nel 2018", si voterà. Sul versante internazionale, l'ambizione è essere protagonisti su due fronti caldissimi: la Grecia e la Libia. "L'Italia è in grado di affrontare ogni minaccia", afferma Renzi dichiarandosi pronto a indicare un nome per guidare la missione Onu a Tripoli. E in serata, dopo aver sentito il greco Alexis Tsipras e il presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker, il presidente del Consiglio spiega che "l'Italia sta facendo lavoro di cerniera tra i Paesi più rigidi e la Grecia per trovare una soluzione". E cioè garantire ad Atene "un minimo di flessibilità a fronte delle riforme" ed evitare che il governo greco "faccia il furbo lasciando da pagare" i propri debiti agli altri Paesi.
Ma l'intervista televisiva serale a Virus, su RaiDue, è anche l'occasione per Renzi di condannare gli atti vandalici dei tifosi del Feyenoord a Roma: "Barbarie". E soprattutto di fare un bilancio dell'attività del governo sul fronte interno. Domattina il Consiglio dei ministri varerà i nuovi decreti attuativi del Jobs act ("E' iniziata una faticosa ripartenza dell'occupazione", rivendica) e un pacchetto di liberalizzazioni. E' rinviata invece, a causa dell'assenza di Pier Carlo Padoan, la delega fiscale. Ma il presidente del Consiglio già guarda oltre: "Quando avremo sistemato con i decreti fiscali la fatturazione elettronica, potremo riportare i limiti del contante a livello europeo: da 1000 a 3000 euro". Il governo non metterà una tassa sul contante ("E' un'idiozia galattica", dice Renzi, smentendo le voci). Andrà avanti con il decreto sulle banche popolari: "Il Parlamento farà le sue valutazioni ma le prime 10, che di popolare hanno soltanto il nome, si trasformeranno in spa in 18 mesi". E ancora. Il premier assicura che riparerà, "riorganizzando l'intero sistema dei minimi", il "clamoroso errore" compiuto sulle partite Iva. Riformerà la Rai e "tirerà fuori" la riforma della P.a. che, ammette, viaggia sottotraccia. "Rimetterà in piedi" l'Ilva di Taranto, riaprendo anche l'altoforno 5 che è stato chiuso ieri. "Nel 2016" completerà la riforma del Senato con un referendum confermativo. Mentre non assume per ora un impegno preciso sul fronte dell'abbassamento delle tasse sulla casa: "Non sono ancora in grado di indicare tempi certi", dichiara Renzi "Correre", è l'immagine a lui cara che il leader del Pd torna a usare per descrivere l'azione di governo in questo primo anno. Avrebbe voluto correre di più. Continuerà a correre. Per fare le riforme, sfidando "l'ostruzionismo da record" in Parlamento. Ma anche per "tappare le falle" di quel "rubinetto" in perdita che è il sistema industriale italiano, con l'intervento su tante crisi aziendali". Tra tre anni, poi, saranno gli italiani a giudicare: "Se nel 2018 diranno Renzi a casa io vado a casa, altrimenti farò il secondo e ultimo giro perché al massimo si fanno due giri".