Ci commuovono sempre "le immagini di bambini denutriti e malati che ci vengono mostrate in tante parti del mondo", e "ci commuove anche molto lo sguardo sfavillante di molti bambini, privi di tutto, che stanno in scuole fatte di niente, quando mostrano con orgoglio la loro matita e il loro quaderno. E come guardano con amore il loro maestro o la loro maestra! Davvero i bambini lo sanno che l'uomo non vive di solo pane!". Questa constatazione del Papa sullo sguardo dei bambini ben riassume l'udienza generale dedicata alla "povertà" come "vulnerabilità" delle famiglie.
Udienza conclusa con la denuncia della disoccupazione in Italia: "La situazione dell'intero Paese - ha detto papa Francesco dopo un appello per gli operai della Whirlpool di Carinaro - è particolarmente difficile. E' importante che ci sia un incisivo impegno per aprire vie di speranza". Il riferimento alla cronaca italiana ha concluso una riflessione in vista del sinodo sulla famiglia, e che ha avuto come primo momento una decisa denuncia di come la povertà leda anche i legami familiari; di come i "pianificatori del benessere non capiscano niente" ignorando l'apporto alla qualità della vita dato da "affetti, generazione, legami familiari"; del "ricatto di Cesare e Mammona" per cui "l'immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, naturalmente! Infatti l'economia e la politica sono avare di riconoscimenti a tale riguardo. Eppure, la formazione interiore della persona e la circolazione sociale degli affetti hanno proprio lì il loro pilastro. Se lo togli, viene giù tutto"; di come non si ha fame "solo di pane", ma anche di "lavoro", "istruzione, servizi sanitari e sociali".
La denuncia di papa Bergoglio è andata di pari passo con il riconoscimento di come tante famiglie in povertà, nelle megalopoli o in ogni parte del mondo, vivano "con grande dignità questa condizione". Questo, ha commentato, "irrita i "pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami familiari come un variabile secondaria della qualità della vita": "non capiscono niente, - ha detto con forza - invece noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie che sono una vera scuola di umanità che salva la società dalla barbarie". E infatti anche i bimbi "soffrono" sia per la fame che per la "mancanza dell'affetto familiare". "Noi cristiani - ha esortato papa Francesco - dovremmo essere più vicini alla famiglia, tutti voi ne conoscete qualcuna con papà senza lavoro, mamma senza lavoro, la famiglia soffre - ha rimarcato - i legami si indeboliscono, è brutto questo, in effetti la miseria sociale colpisce la famiglia e al volte la distrugge". E' qui che il Pontefice ha articolato il concetto di miseria sociale in indicatori quali "le condizioni di vita nei quartieri disagiati, con problemi abitativi e di trasporti, e la riduzione di servizi sociali e scolastici". "A ciò ci aggiunge - ha osservato - il danno causato dai pseudo modelli diffusi dai mass media, basati sul consumismo e l'apparire che influenzano i ceti sociali più poveri e indicono sui legami familiari". Se vuole "curare la famiglia, curare l'affetto, quando la miseria mette le famiglie alla prova", ha esortato il Papa, "la Chiesa non deve dimenticare questo dramma" deve essere vicina ai suoi figli e "povera. Ma una "chiesa povera - ha ricordato - pratica una volontaria semplicità di vita dei sui membri per abbattere ogni muro di separazione soprattutto dai poveri". Da qui l'invito a che la Chiesa renda "le famiglie protagoniste di una rivoluzione della prossimità familiare, che ora ci è così necessaria" e non dimenticare "il giudizio dei bisognosi, dei piccoli che - ha ammonito - anticipa il giudizio di Dio".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA