Il tema delle intercettazioni, tornato alla ribalta dopo il 'caso Crocetta', ma anche la pubblicazione di una conversazione del premier Matteo Renzi nell'ambito dell'inchiesta Cpl Concordia, viene affrontato nella più ampia riforma del processo penale in discussione alla Camera e approdato in Aula il 27 luglio.
Nel testo è prevista una delega al governo in materia che ha come linee guida in particolare la distinzione tra le pubblicazioni rilevanti e non rilevanti. Questa valutazione viene fatta in una udienza filtro nella quale scegliere quelle rilevanti e, dunque, che vanno pubblicate ufficilamente negli atti distinte da quelle che devono restare scretate. Nel provvedimento non si incide sullo strumento di indagine dell'intercettazione ma piuttosto sulla pubblicazione.
A scatenare, però, la polemica è un emendamento sulla diffusione di video e audio 'rubati' che prevede il carcere fino a 4 anni per chi diffonda, "al fine di recare danno alla reputazione o all'immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate". Dopo la bufera sulla modifica, però, il Pd ha presentato in Aula un emendamento che specifica che non ci sarà il carcere per i cronisti.
La riforma delle intercettazioni venne affrontata dal governo Berlusconi con un disegno di legge dell'allora ministro Angelino Alfano che si fermò dopo l'approvazione in seconda lettura (con modifiche) in Senato.
LA VICENDA
Si fermò al Senato nel giugno 2010 il ddl sulle intercettazioni voluto dall'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano e ribattezzato dalla stampa 'legge bavaglio'. Era da più di due anni che la delicata questione della pubblicazione di questo strumento di indagine era in discussione ma l'iter si bloccò per la caduta del governo Berlusconi.
IL DDL ALFANO presentato dal governo nel 2008. Discusso alla Camera ha avuto l'approvazione della Camera l'11 giugno 2009. Dopo una lunga discussione e diverse limature è stato approvato dal Senato il 10 giugno 2010 ed è dunque tornato a Montecitorio dove si è, però, fermato il suo iter. Il vice minìstro alla Giustizia, Enrico Costa, lo ha ripresentato a inizio legislatura.
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