"Finalmente, ora speriamo che il provvedimento diventi presto legge": così il magistrato Luigi Ciampoli, ex procuratore generale di Roma ed esperto della materia, accoglie il sì del Senato all'introduzione del reato di omicidio stradale e di lesioni personali stradali. Il percorso legislativo, che ancora non è concluso "è stato lungo e tormentato", sottolinea, e sollecitato "da vibrate proteste della popolazione, sbigottita" dalla "lunga sequela di lutti e tragedie che con frequenza avvengono nelle nostre strade".
Peraltro, Ciampoli evidenzia come la nuova legge, che dovrà tornare alla Camera in quarta lettura, risponda sulla carta alla "invocazione di punizioni esemplari", fino a 18 anni di carcere, ma lasci irrisolta la questione più delicata: mettersi alla guida da ubriachi o dopo aver assunto droghe, tanto più da recidivi, senza patente perché ritirata per fatti simili, è un fatto colposo o doloso? Una differenza non da poco, per la giurisprudenza ma anche per l'opinione pubblica.
"La previsione normativa - spiega il magistrato - provvede ad inasprire le pene partendo dalle ipotesi già previste della reclusione da 2 a 7 anni per l'omicidio causato dalla semplice violazione del codice della strada e configurando altre 3 ipotesi con pene che oscillano da 5 a 10 anni di reclusione nel caso il delitto commesso in stato di ubriachezza rapportata a 0,8 grammi di alcool nel sangue e prevedendo, nel caso di grave ebbrezza superiore a 1,5 grammi, la sanzione da 8 a 12 anni di carcere. Nel caso di più vittime la pena prevede nel massimo fino a 18 anni di reclusione".
Il testo introduce anche la "specifica sanzione" della "revoca della patente di guida per 15 anni sino ad un massimo di 30 anni nei casi più gravi": "Enfaticamente quest'ultima ipotesi è stata appellata come 'ergastolo della patente'". Ma al magistrato pare "una iniziativa più di facciata che di concreto valore. Non sembra infatti che i responsabili di vere e proprie stragi sulle strade italiane, sotto l'effetto di alcool e droga, si preoccupino di essere muniti di un valido documento di abilitazione ed autorizzazione alla guida".
Ma non è il solo dubbio. "Il contenuto delle nuove norme che inasprendo la sanzione penale e le misure accessorie - dice Ciampoli - non sembra abbiano o possano tranquillizzare del tutto l'opinione pubblica né sedare le dispute dottrinarie e giurisprudenziali". Pure se il legislatore ha ribadito la natura colposa del reato, nel caso in cui il comportamento sia "talmente lontano dalla prudenziali norme" da potersi ipotizzare "una concreta accettazione dell'evento", rimane irrisolta, secondo Ciampoli, la "disputa" se sia dolo, anche 'eventuale', o solo "negligenza, imprudenza, imperizia, inosservanza di leggi".
Sembra evidente, che "la nuova normativa non risolva concretamente ed autonomamente la scelta tra dolo e colpa rimettendo invece pur sempre all'interprete la concreta decisione". E nonostante la volontà di inasprire le pene in funzione deterrente, in ultima analisi, si ripropone "l'interrogativo della certezza della pena che certamente non si potrà dire conseguita o risolta se nelle irrogazioni delle sanzioni il minimo continuerà ad essere più che il punto di partenza quello di arrivo di una pronuncia".
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