Ha avuto il "privilegio" di una commissione d'inchiesta parlamentare tutta per lui Licio Gelli. Anna Vinci ha curato la pubblicazione degli appunti segreti di colei che la guidò e cioè Tina Anselmi che ha confidato il suo bilancio finale su quella esperienza. Ecco il pensiero della Anselmi riportato dalla Vinci che l'ha frequentata per anni: "Gelli era un buon direttore generale, ossessionato dal potere, malato di potere, il cui potere si basava sul ricatto. Tutti sapevano dell'esistenza della Loggia P2, che alcuni sottovalutarono, grave per dei politici, altri si barcamenarono, altri ancora la presero come un tram per fare carriera, pochi parteciparono al progetto eversivo consapevolmente come diceva l'Anselmi. Perché la P2 fu un progetto eversivo, in grande stile. Documentato dagli atti della Commissione".
- Che idea si è fatta lei di Gelli dopo questa immersione nel "dietro le quinte" della commissione P2. "L'unico modo di rispondere è riprendere le parole dell'Anselmi. Eccole: 'Per questo io credo che se la Loggia P2 è stata, come è stata, un meccanismo di controllo e di condizionamento, allora è evidente che in questa vicenda siamo tutti perdenti o tutti vincenti: perché se la loggia P2 è stata come è stata politica sommersa, essa è in realtà contro tutti noi'. Chi sono i 'noi'? Per l'Anselmi, 'noi che crediamo nello Stato di diritto, nella Costituzione, nella trasparenza della politica là dove la loggia P2 le nega. Noi che abbiamo lottato'. E aggiungo lei, una donna che è il tallone di Achille, tra le vittorie di Gelli. Nel suo combattimento contro Tina Anselmi non vinse. Giusto ricordarlo quindi con le parole della donna che indagò in quella grande abbuffata di potere, nutrita di una cultura consolidata in luoghi storicamente, superbamente maschili: massoneria, chiesa, esercito, mafia, polizia. Una grande donna che Gelli cercò fino alla fine di incontrare, per non lasciare questa incompiuta. Mi riferisco all'ultimo tentativo, di pochi anni fa, di incontrarla, attraverso un intermediario inviato a Castelfranco. Avendo ricevuto un rifiuto, Gelli stesso riferì che non aveva potuto incontrarla perché malata. Falso, bugia, di bugie lui visse. Mai Tina lo avrebbe incontrato. Quale pacificazione può esserci se non si riconoscono i responsabili? La colpa è altro discorso. Ma in politica c'è la responsabilità, o no?!"
- Cosa non si capì all'epoca di Gelli e della P2? "Non che non si capì, fin troppo dalla relazione conclusiva dei lavori della Commissione era venuto alla luce, ma non si volle andare a fondo, verificare, fare i giusti collegamenti, come mi ha detto l'Anselmi. Non si volle tenere conto che: 'Dall'esplorazione di questo mondo, da questa ricognizione, invero poco edificante dell'altra faccia della luna, possiamo trarre una conclusione principale: che la politica sommersa vive e prospera contro la politica ufficiale; che ogni tentativo di correggere surrettiziamente e per vie traverse il sistema democratico significa in realtà negarlo alla radice dei suoi lavori costitutivi'. In quel momento si poteva scegliere, o proseguire nella via indicata dai lavori della Commissione o invece affossarli, per pacificare il Paese, ovvio. Ma quale pacificazione?! Affossare i lavori che avevano fatto luce, avevano "[…]documentato la presenza di uomini affiliati alla loggia in buona parte delle vicende più torbide che hanno attraversato il paese nel corso di più di un decennio. Da vicende finanziarie, come quelle di Sindona e di Roberto Calvi, sino a episodi di eversione violenta del sistema, troviamo che la Loggia P2, con la sua segretezza, costituisce il luogo privilegiato nel quale entrano in contatto e si intrecciano ambienti disparati che hanno in comune di fatto di voler agire a di fuori della legalità repubblicana", come dice la relazione Anselmi.
- Cossiga definì la P2 un luogo di incrocio dell'oltranzismo atlantico; cosa pensava Tina Anselmi? "Ritornare alla definizione dell'Anselmi di Gelli, 'quell'uomo quindi, ossessionato dal potere forte nel ricatto' talmente forte che osò scrivere una lettera all'appena eletto Presidente Cossiga il 3 dicembre del 1985 nella quale 'chiede giustizia', lettera che Tina Anselmi conservava fotocopiata tra i suoi foglietti/diario che tenne durante i lavori della Commissione. Come mi disse con ironia una volta: 'Nel nostro paese spesso i 'disturbati', vanno per la maggiore'".
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