Il reato di immigrazione clandestina è "un ostacolo alle indagini", e "i dati ci dicono che non ha avuto finora una funzione dissuasiva". Con la depenalizzazione del reato "sarà più facile individuare e colpire i trafficanti di esseri umani". Così il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, in un'intervista a Repubblica.
Il nodo sono "le regole da seguire per raccogliere le dichiarazioni dei migranti, a seconda se i migranti debbano essere esaminati come indagati di immigrazione clandestina, quindi con le necessarie garanzie difensive, oppure se devono essere considerate persone informate sui fatti, se non addirittura delle vittime di tratta", spiega Roberti.
"Il differente trattamento può determinare conseguenze per l' uso delle dichiarazioni, che sono fondamentali per ricostruire le reti del traffico. Se viene sentito come imputato, l' immigrato può tacere trincerandosi dietro la facoltà di non rispondere o peggio depistare le indagini".
In caso di reato "l'eventuale pena irrogata non viene quasi mai eseguita perché ovviamente il migrante non ha la possibilità di pagare", osserva il procuratore, secondo cui "sarebbe più utile, dopo aver trasformato l'immigrazione clandestina in un illecito amministrativo, conservare il rilievo penale solo per chi viola gli eventuali provvedimenti amministrativi di espulsione. Tenendo conto che spesso, in un secondo momento, ai migranti può essere riconosciuto lo status di rifugiato".
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