(di Maurizio Salvi)
Massimiliano Latorre non dovrà
fare i bagagli venerdì per tornare in India alla scadenza della
sua licenza semestrale per curare in Italia i postumi dell'ictus
subito a fine agosto 2014. E questo, si può ritenere, è frutto
dell'ormai imminente inizio dell'arbitrato internazionale
richiesto dal governo italiano, ed accettato da New Delhi,
presso la Corte permente (Cpa) dell'Aja.
In un'udienza fissata da tempo, la Corte Suprema indiana ha
affrontato oggi la questione della scadenza della licenza di
Latorre, ben attenta a non entrare nel merito delle condizioni
di salute del Fuciliere di Marina. Preferendo invece soffermarsi
sui tempi dell'esame da parte della Cpa della spinosa questione
della giurisdizione sull'incidente in cui morirono quasi quattro
anni fa due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala.
E una prima riunione preliminare della Corte arbitrale sulla
vicenda che contrappone Italia e India, ha appreso oggi l'ANSA
da fonti vicine al dossier, si terrà fra alcuni giorni, il 18
gennaio. "Si tratta - ha chiarito la fonte - di un meeting
procedurale che servirà a definire le regole provvisorie per
avanzare sulla questione della giurisdizione" del caso.
Non vi saranno quindi per il momento decisioni nel merito dei
problemi, come ad esempio la richiesta presentata dall'Italia
affinché anche Salvatore Girone, l'altro Fuciliere italiano che
attualmente vive nell'ambasciata d'Italia a New Delhi, possa
fare ritorno in Italia in attesa degli sviluppi del contenzioso
sulla giurisdizione.
All'inizio dell'udienza di stamani il legale di Latorre, Sole
Sorabjee, ha sottoposto ai tre giudici della sezione n.2 della
Corte (Anil R. Dave, Kurian Joseph e Amitava Roy) una richiesta
di rinvio del rientro del suo difeso "per tutto il tempo del
procedimento in esame all'Aja", valutato ad almeno uno o due
anni. Ma prima che si sviluppasse una discussione, il magistrato
che interveniva a nome del governo indiano, l'Additional
Sollicitor General, Pinki Anand, ha informato il tribunale che
il governo di New Delhi aveva bisogno di più tempo per studiare
le implicazioni dell'arbitrato richiesto dall'Italia.
A questo punto, il presidente Dave ha chiesto alla Anand di
presentare una documentazione scritta sulla posizione indiana
entro il 13 aprile, quando si svolgerà una successiva udienza. E
in questo ambito ha inoltre deciso l'estensione della permanenza
in Italia di Latorre fino al 30 aprile.
In una nota diffusa poco dopo la conclusione dell'udienza, la
Farnesina ha reso noto che "il governo ha preso atto della
decisione della Corte Suprema indiana di aggiornarsi al 13
aprile per esprimersi sulla vicenda". Inoltre, si dice ancora,
"il governo conferma di riconoscersi nell'ordine del Tribunale
internazionale per il diritto del mare (Itlos) che aveva
stabilito la sospensione da parte di India e Italia di tutti i
procedimenti giudiziari interni". Per cui si ritiene "preclusa
ogni decisione da parte della Corte Suprema indiana
relativamente al Fuciliere Latorre, e che pertanto egli possa
restare in Italia per tutta la durata del procedimento arbitrale
internazionale avviato dal Governo il 26 giugno 2015".
Via Twitter il deputato di Forza Italia Elio Vito ha reagito
alla decisione della Corte Suprema indiana ricordando che "la
giurisdizione non è loro ed è sospesa dal Tribunale
internazionale. Basta stillicidio!". Da parte sua il presidente
della Commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, che alla
vigilia dell'udienza aveva anticipato che "Massimiliano non
tornerà in India", è tornato oggi sulla questione sostenendo che
"la permanenza di Latorre in Italia era un atto dovuto". D'altro
canto, ha concluso, "considero inaccettabile che il governatore
del Kerala (Oommen Chandy, ndr.), che tra l'altro non ha alcun
titolo, possa chiedere al governo indiano di agire per il
rientro in India del nostro marò".
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