Tre le vittime di cyberbullismo, 1 su 10 ha tentato il suicidio. Lo rivela una ricerca di Skuola.net e AdoleScienza.it su 7000 studenti di 11 scuole superiori di tutta Italia. Il bullismo è di gran lunga più comune: circa il 20% del campione dichiara di esserne stato vittima, contro il 6,5% del cyberbullismo. Eppure, le conseguenze della violenza on line si rivelano ben più pericolose. Tra le vittime di cyberbullismo, infatti, circa la metà ha pensato di togliersi la vita, e una pari percentuale pratica autolesionismo: si fa cioè intenzionalmente del male, si taglia con lamette o altri oggetti appuntiti, si brucia, ha dato pugni al muro, ecc. L'11%, poi, dichiara di aver addirittura tentato di uccidersi. Le vittime di bullismo online sono particolarmente esposte - osserva Skuola.net - a uno stress dalle conseguenze potenzialmente tragiche. Basti pensare che ben il 77% delle vittime si dichiara depresso e triste. Ad aggravare la situazione, si aggiunge il dato per cui circa il 62% delle vittime di cyberbullismo confessa di essere preso di mira anche nella vita reale. Tra chi è stato vittima di bullismo, è il 65% a dichiararsi depresso o triste. I tentativi di suicidio dichiarati, anche qui presenti, riguardano circa il 7%. Dati decisamente preoccupanti, ma dalle percentuali significativamente più basse rispetto a quelle riscontrate per il bullismo online. Ancora, il 40% ha pensato al suicidio e il 30% ha praticato autolesionismo.
Le più esposte a entrambi i fenomeni risultano le ragazze, in particolare per il cyberbullismo, dove il 62% delle vittime è femmina. Per il bullismo, si tratta del 53%.
"Il cyberbullismo, il male nascosto agli occhi degli adulti e visibile negli smartphone e nei profili social di tutti i ragazzi, - commenta la dott.ssa Maura Manca, Presidente dell' Osservatorio Nazionale Adolescenza e direttore di AdoleScienza.it - invade la psiche, distrugge l'autostima e aumenta notevolmente la probabilità di incorrere in un tentativo di suicidio rispetto alle forme di bullismo più fisiche e verbali, nonostante siano molto più diffuse. I dati sono fondamentali per capire cosa realmente abbiamo davanti se non si conosce la diffusione del fenomeno e soprattutto la sua gravità, non si può contenere e neanche prevenire".