Oltre 89mila migranti sbarcati nei primi tre mesi dell'anno, 445mila nel 2015, la metà di tutti quelli arrivati in Grecia l'anno scorso: i dati dell'Organizzazione mondiale delle migrazioni confermano come Lesbo resti la prima porta scelta dalle migliaia di disperati che fuggono dalla guerra in Siria per entrare in Europa, nonostante l'accordo tra Ue e Turchia.
Quella che Frontex chiama 'Eastern Mediterranean Route', vale a dire la rotta dalla Turchia alla Grecia, è stata percorsa nel 2015 da 885.386 persone. Di queste, dicono i dati dell'Agenzia europea per il controllo delle frontiere, oltre 496mila erano siriani, 213mila afghani e 92mila iracheni. Delle 885mila persone arrivate l'anno scorso, la quasi totalità (oltre 873mila) sono approdate via mare: e più della metà, appunto 445mila, a Lesbo. I primi tre mesi e mezzo del 2016 confermano questo trend: dal primo gennaio ad oggi, infatti, i disperati che dalla Turchia hanno raggiunto la Grecia sono 153.468, di cui 89mila sono passati per l'isola visitata oggi da papa Francesco.
Accanto alle migliaia di migranti che ce l'hanno fatta, ce ne sono centinaia finiti in fondo all'Egeo: l'Oim stima che nel 2015 almeno 800 persone hanno perso la vita cercando di raggiungere le coste delle isole greche e nei primi tre mesi e mezzo del 2016 la breve traversata è costata la vita già a 375 persone. Tra loro le 39 vittime del naufragio avvenuto proprio a Lesbo lo scorso 30 gennaio, quando un barcone di 17 metri partito dal porto turco di Ayvacik, distante solo 8 chilometri, si è schiantato sugli scogli: tra i corpi allineati sulla spiaggia, anche quelli di cinque piccoli profughi.
E proprio i minori rappresentano la tragedia nella tragedia.
L'allarme arriva da Save the Children secondo la quale tre minori su quattro di quelli che sbarcano in Grecia non hanno un posto sicuro dove stare e servizi totalmente inadeguati. Stando ai dati della Ong, sono circa duemila i minori non accompagnati bloccati in Grecia mentre i posti adatti ad accoglierli sono soltanto 477 in tutto il paese. Esauriti da settimane, dice Save the Children, i minori vengono così rinchiusi in centri di detenzione e commissariati di polizia per lunghi periodi. A Lesbo, ad esempio, oltre 150 sono rinchiusi nel Centro di Moria, dove hanno raccontato agli operatori umanitari di continui tafferugli e furti, mentre altri 57 sono di fatto detenuti in un'altra sezione della struttura, gestita dalla polizia, poiché il centro di prima accoglienza è pieno.
"Traumatizzati da un viaggio pericoloso e senza la protezione di un familiare, sono in condizioni di estrema vulnerabilità - sottolinea il direttore di Save the Children Italia Valerio Neri - Dormono all'aperto in luoghi di accoglienza non ufficiali e sempre più precari, vengono rinchiusi in centri di detenzione e sfuggono alle maglie del sistema. Sono esposti a numerosi rischi come quello di abuso, sfruttamento da parte dei trafficanti, rischiano di ammalarsi e sono molto fragili a livello psicologico". L'Ue, conclude Neri, "ha abbandonato i minori che viaggiano soli ed è venuta meno ai propri obblighi, chiudendo immediatamente le frontiere e implementando l'accordo con la Turchia, senza assicurarsi che venissero rispettate le salvaguardie legali".