"Il rischio è una stagnazione secolare. Mario Draghi ha evitato il disastro, ma adesso le munizioni sono finite". Lo afferma al Corriere della Sera l'ex premier Romano Prodi, spiegando che "l'Europa è uscita dalla crisi e così anche noi che, con una previsione di crescita tra l'1 e 1,2%, rimaniamo tuttavia in coda al gruppo, dopo avere perso quasi il 20% della nostra capacità produttiva. Si è invertita la tendenza negativa ma, con questi dati, non è possibile risolvere il problema dell' occupazione".
"È chiaro - osserva Prodi - che uno scatto decisivo sul problema dell' occupazione si può fare solo con una politica europea diversa. Che non c'è", "la colpa - aggiunge - non è dei trattati ma di una politica sbagliata. La Germania ormai da molti anni applica e fa applicare una politica di austerità che non è adatta alla situazione di depressione in cui ci troviamo".
"Cresce poco lei - spiega - e fa crescere ancor meno noi.
Francia, Italia, Spagna che hanno interessi comuni per una politica diversa non riescono a mettersi d' accordo tra loro.
Tant' è vero che l' unica struttura europea che funziona come tale, la Banca centrale europea, sta facendo una politica alternativa".
"La Bce - continua quindi Prodi - ha capito il pericolo di una stagnazione prolungata e fa di tutto per evitarla. Ha evitato il disastro, ma ha esaurito le sue munizioni. Il pericolo della stagnazione è ancora di fronte a noi: se continuiamo con la distruzione della classe media e l' accumulazione della ricchezza nella classe più elevata, che non consuma, costruiamo la stagnazione secolare". Sull' Austria che vuole le barriere al Brennero, Prodi commenta: "Non mi stupisce più nulla. Su questi temi, tutti i governi inseguono le punte estreme dei propri Paesi".
"Riusciamo a fare la pace in Siria senza Putin - si chiede quindi Prodi sui fronti caldi alle porte dell' Europa -? Evidentemente no", mentre sulla Libia afferma: "Era meglio trattare con Gheddafi che aprire il baratro dell' anarchia", un eventuale "intervento unirebbe la Libia contro di noi. Serraj non ce lo chiederà". Guardando all' Italia, sulle riforme costituzionali e il referendum di ottobre, Prodi avverte: "Non possono essere mirate all' interesse di chi possiede la maggioranza del momento".
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