Sull'Italicum la Corte Costituzionale rinvia. Senza attendere l'udienza fissata per il 4 ottobre, ma con 15 giorni d'anticipo, la Consulta pronuncia così una parola di chiarezza su una questione che aveva già alimentato, non poco, il dibattito politico e le prese di posizione. Ed evita il rischio di una interferenza con il lavoro del legislatore.
La decisione di posticipare l'esame a nuova data - molto probabilmente a metà gennaio - è stata assunta dal presidente Paolo Grossi dopo aver sentito il collegio dei giudici. Nel pomeriggio, infatti, i 15 componenti della Corte si sono riuniti per la "lettura sentenze", attività che precede il deposito: era la prima riunione dopo la pausa estiva, a cui seguirà la ripresa delle udienze e delle camere di consiglio. L'incontro odierno è stato preceduto, in questi giorni, da confronti ristretti e scambi di vedute tra i giudici. Ma oggi c'è stata l'occasione per un ragionamento collegiale e per arrivare a una decisione "largamente condivisa" - spiegano fonti della Corte - benché assunta direttamente dal presidente. Una decisione che, da quanto filtra, non è dispiaciuta neppure al Quirinale.
Che una posizione definitiva maturasse prima del 4 ottobre non era scontato. L'ipotesi che la scelta del rinvio potesse essere assunta dopo l'udienza pubblica sull'Italicum era considerata molto probabile. Ha prevalso, invece, la linea dell'accelerazione, che evita, tra l'altro, il confronto tra le parti in udienza, dove le ragioni dei ricorrenti si sarebbero opposte a quelle dell'Avvocatura dello Stato, per conto della Presidenza del Consiglio, con l'effetto di incardinare il dibattito. Il decreto del presidente Grossi non conterrebbe, da quanto risulta, specifiche ed esplicite motivazioni. Ma la decisione è legata soprattutto all'esigenza di non interferire con il lavoro del legislatore, in una fase in cui è emersa una volontà politica di mettere mano all'Italicum, dichiarata dallo stesso Renzi, e già sono state presentate mozioni in tal senso in parlamento. Non solo.
Tra qualche settimana si voterà per il referendum costituzionale: una qualsiasi decisione ora sull'Italicum da parte della Corte poteva suonare come una promozione o una bocciatura anticipata dell'intero pacchetto di riforme. Tanto più che in quelle norme è prevista anche la possibilità, su richiesta di un terzo dei deputati o un quarto dei senatori, di sottoporre alla Corte Costituzionale la legge elettorale. Una sorta di "check up" preventivo che abbraccerebbe tutto l'impianto dell'Italicum. Perché, quindi, limitarsi a esaminare il 4 ottobre i soli motivi sollevati dai tribunali di Messina e Torino? E' vero che in queste ordinanze vengono 'impugnati' i nodi più stringenti dell'Italicum, come lo sbarramento al 3%, le pluricandidature per i capilista, e soprattutto il premio al ballottaggio senza una soglia minima di voti, meccanismo per cui anche con un risultato contenuto al primo turno, si può conseguire la maggioranza assoluta dei seggi. Ma attendere - è stato il ragionamento della Corte - consente di posticipare il controllo effettuandone uno a 360 gradi, dopo che i cittadini si saranno espressi sul referendum.
Altro elemento di riflessione è dato dal fatto che nuove ordinanze che sollevano dubbi sull'Italicum potrebbero giungere alla Consulta: una c'è già, proviene dal tribunale di Perugia, ma era fuori termine per poter essere discussa il 4. Di ricorsi però ne sono stati promossi ben 23 e quindi altri tribunali potrebbero mettersi in moto.
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