Banche, a partire da Mps, ma non solo. Sono diversi i dossier economici ancora aperti che si troverà sul tavolo il prossimo governo. Dalle riforme da completare, come quella della P.a., agli accordi da fare arrivare in porto, al nuovo esecutivo toccherà inevitabilmente concentrarsi sull'economia, oltre che sulla legge elettorale.
LE LEGGI IN STAND BY IN PARLAMENTO: Tra i testi per ora 'congelati' c'è il Ddl povertà del ministro Giuliano Poletti, approvato dalla Camera il 14 luglio e in corso di esame in commissione Lavoro al Senato. Non solo. Tra i provvedimenti economici in attesa di via libera c'è anche il Jobs Act per gli autonomi, passato da poco all'esame di Montecitorio dopo l'ok di Palazzo Madama, ma anche il ddl concorrenza, varato dal governo nel 2014 e fermo da mesi in commissione in Senato dopo l'ok della Camera. Tra i fronti aperti del provvedimento, tra l'altro, il nodo dei lavoratori dei call center. Un punto sul quale - di fronte alle proteste degli impiegati di Almaviva - il Mise aveva promesso di intervenire con un testo ad hoc.
LE CRISI INDUSTRIALI: Almaviva, per la quale tra l'altro sarebbe convocato un nuovo incontro lunedì, è solo uno dei circa 150 tavoli di crisi aperti al ministero guidato fino a oggi da Carlo Calenda, che ha comunque recentemente rivendicato la chiusura di 26 vertenze quest'anno. Oltre all'Ilva (con la questione irrisolta dalla manovra delle risorse ad hoc da stanziare per l'emergenza sanitaria) l'allerta è massima anche per Alitalia, che la prossima settimana dovrebbe varare il nuovo piano industriale, stretta tra la necessità di arginare le perdite ma anche di trovare nuove alleanze.
AL PALO IL RINNOVO PER GLI STATALI: Rischia lo stop anche la partita dei 'furbetti del cartellino' sulla quale il governo si era ripromesso di intervenire dopo che la Corte Costituzionale ha acceso il faro su tre decreti delegati della riforma Madia per la mancata concertazione con le Regioni. Sempre sul fronte della p.a. rischia di arenarsi l'attuazione del recente accordo per il rinnovo del contratto degli statali che necessita di essere formalizzato in un atto di indirizzo del ministero.
JOBS ACT INCOMPIUTO, INCOGNITA REFERENDUM CGIL: con il no alla riforma costituzionale anche quella del lavoro resta incompiuta, visto che le politiche attive per l'occupazione restano materia concorrente tra Stato e Regioni. Sull'intera riforma, peraltro, pende l'incognita dei tre quesiti referendari proposti dalla Cgil, su articolo 18, stop ai voucher e appalti.
EQUITALIA DA SUPERARE, GIRO POLTRONE QUOTATE: anche la macchina del fisco dovrà essere al centro delle iniziative del nuovo esecutivo. E non c'è solo la riforma di Equitalia da attivare, dalla nomina dell'attuale ad Ernesto Maria Ruffini a commissario per la transizione alla definizione dello statuto del nuovo ente. In scadenza ci sono anche i direttori dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, e del Demanio Roberto Raggi. Il giro delle poltrone riguarderà anche le grandi quotate pubbliche, da Eni ed Enel a Poste e Finmeccanica.
ATTESA PER IL NUOVO DECRETO BANCHE: capitolo delicatissimo, appeso alle decisioni del Monte dei Paschi delle prossime ore, che potrebbe comunque tentare di proseguire con l'aumento di capitale da realizzare sul mercato, evitando l'intervento pubblico. Il provvedimento con il paracadute per Mps sarebbe comunque già pronto e sarebbe il veicolo con cui sanare diversi altri capitoli, dalla possibilità per le Bcc di utilizzare le deduzioni fiscali sui crediti svalutati (Dta) alla contabilizzazione (in 5 anni) dei contributi delle banche al Fondo di risoluzione, in vista di una tranche aggiuntiva da versare necessaria per permettere la chiusura dell'acquisto delle good bank (3 su 4) da parte di Ubi. In arrivo anche una proroga per la scadenza dell'obbligo di trasformazione in Spa delle popolari, attualmente fissata al 27 dicembre.
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