Sull'appalto più rilevante mai indetto in Europa, una gara da 2,7 miliardi per l'acquisto di beni e servizi degli uffici della pubblica amministrazione, si è scatenata una "lotta imprenditoriale a suon di tangenti" con "pressioni" che hanno raggiunto "il massimo livello politico", pizzini come nelle storie di mafia, mazzette a funzionari pubblici, alcuni ancora da individuare, che da "una tantum" diventano "sistemiche". E quello che emerge è un "gravissimo quadro di possibile infiltrazione criminale" nel cuore nevralgico degli acquisti dello Stato.
Le carte dell'inchiesta sugli appalti Consip che ha portato in carcere Alfredo Romeo, svelano molto più del singolo episodio di corruzione contestato all'imprenditore campano: in sostanza - scrive il gip di Roma Gaspare Sturzo citando le parole intercettate di Italo Bocchino, l'ex parlamentare di An e Pdl ora collaboratore "ben remunerato" e 'facilitatore' di Romeo - si teorizza "la copertura capillare dei pubblici appalti, mediante il sistema di finanziamento illecito della politica, già emerso 25 anni fa ai tempi di Mani Pulite". A che livello sia arrivata questa copertura, gli inquirenti devono ancora capirlo tanto che sono in corso accertamenti per individuare gli altri pubblici ufficiali corrotti. E per comprendere, dice il giudice, "quale sia la dimensione dell'impegno corruttivo del Romeo e quale l'importo stanziato per le altre corruttele".
Intanto, è chiarissimo secondo i pm come sia stato corrotto Marco Gasparri, il direttore servizi e utility dell'ufficio acquisti Consip che dopo una perquisizione ha deciso di vuotare il sacco: con decine di mazzette da 5mila euro incassate almeno dalla fine del 2012, in cambio di informazioni riservate sulle gare e 'suggerimenti' sui chiarimenti che le aziende di Romeo dovevano fornire alla stessa Consip. Gli investigatori hanno trovato riscontri nei documenti sequestrati, nelle stesse intercettazioni e anche nei foglietti distrutti da Romeo e recuperati in discarica. Ma, soprattutto, nella confessione di Gasparri, definito da Romeo il 'prototipatore', cioè colui che può "creare bandi e capitolati per le gare di appalti pubblici".
"La prima tranche di denaro - mette a verbale il funzionario Consip in due verbali con i pm di Roma e Napoli - Romeo me la diede a Natale del 2012 nel suo ufficio romano... Nel primo periodo mi versava il denaro una tantum". Poi, una volta diventato direttore, "i versamenti...nelle mie mani sono sensibilmente aumentati, non nell'entità della somma, ma nella cadenza dei versamenti, divenuta molto più frequente". I Carabinieri e la Guardia di Finanza, da quando hanno messo sotto controllo i due, cioè da inizio agosto e fino alla fine di novembre 2016, hanno documentato almeno 13 incontri, avvenuti tutti negli uffici romani di Romeo. In almeno due occasioni, dice il giudice, "è riscontrabile l'avvenuta dazione di denaro".
Romeo, in sostanza, lo aveva in pugno, tanto da permettersi di schernirlo: "la vuole smettere - lo sentono dire a Gasparri gli investigatori lo scorso settembre - di comprare sti vestitiell a 35-40 euro al mercatino rionale della stazione Garibaldi?".
Il vero interesse di Romeo erano dunque le notizie riservate.
E per averle non solo ha utilizzato Gasparri ma ha cercato "appoggi all'interno dell' 'alta politica'". "La forza corruttiva di Romeo - si legge nell'ordinanza - è ampliata dalla sua conclamata 'rete' di conoscenze istituzionali 'ad altissimo livello', conoscenze che, all'evidenza, utilizza in modo spregiudicato per orientare a suo vantaggio l'agire della pubblica amministrazione". E secondo Gasparri queste conoscenze sono state messe in moto dopo l'estate scorsa: "mi disse che aveva fatto un intervento sui vertici della Consip attraverso il massimo livello politico; non mi disse chi era il politico o i politici presso i quali era intervenuto ma mi disse che si trattava del livello politico più alto".
Qualche risultato Romeo deve averlo ottenuto visto che, sempre secondo Gasparri, proprio in relazione all'appalto sul facility management (Fm4) da 2,7 miliardi, "dimostrò di conoscere nel dettaglio la graduatoria provvisoria della gara Fm4, prima che questa venisse resa pubblica, informazione che io non gli avevo mai dato". In ogni caso, dice il Gip, senza l'intervento di Gasparri, "Romeo con molta probabilità sarebbe stato escluso da tutti i lotti ai quali ha partecipato e che ammontano a più di 400 milioni". Ed è probabilmente questo il motivo per cui il 29 novembre scorso, l'ultimo incontro tra i due il giorno dopo che gli investigatori gli avevano sequestrato agende e documenti, l'imprenditore si giocò l'ultima carta: trovare un accordo con Gasparri per sviare le indagini. "Era sudato, farfugliava - ha messo a verbale quest'ultimo - e mi disse che aveva avuto un sequestro...e che avremmo dovuto concordare una versione da rendere all'autorità giudiziaria che sicuramente ci avrebbe, di là a poco, convocati. Io a quel punto gli ho detto qualche brutta parola dicendo che mi aveva rovinato e me ne sono andato. Dopo un paio di giorni sono andato dall'avvocato e ho deciso di confessare".
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