Non è un Giorno della Memoria come gli altri quello che si celebrerà sabato e che è stato anticipato dalla cerimonia tenuta al Quirinale stamattina alla presenza delle più alte cariche dello Stato. E non solo perché nel 2018 cade un vergognoso anniversario - esattamente 80 anni fa in Italia venivano promulgate le leggi razziali - ma anche perché per la prima volta al Quirinale si è parlato a lungo anche di un altro genocidio avvenuto sempre nei lager nazisti contemporaneamente alla Shoah: il Porrajmos, ovvero lo sterminio di 500 mila rom e sinti. E il primo a ricordare con la voce rotta e gli occhi lucidi è Piero Terracina, ebreo sopravvissuto all'orrore di Birkenau.
Assieme alla neosenatrice a vita Liliana Segre risponde alla domande dei più giovani, bambini e ragazzi, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invitato da tante scuole d'Italia.
"Noi - racconta rispondendo a Gennaro Spinelli, rappresentante della comunità rom, sinti e camminanti che ringrazia l'Ucei dell'invito al viaggio della memoria ad Auschwitz - eravamo nel campo della morte di Birkenau e ogni giorno, ogni notte eravamo sottoposti ad atroci selezioni. La mattina ci guardavamo negli occhi, non sapendo se la sera ci saremmo ritrovati ancora. Ci spogliavano nudi e ci buttavano fuori al freddo, urlando e armati di bastoni. Uno a destra, uno a sinistra. Chi andava a destra finiva nel forno crematorio. Ne ho superate tante di quelle selezioni e solo per puro caso sono vivo, non perché fossi in migliori condizioni".
"Vicino a noi - continua emozionato ed emozionante - c'era il campo dei sinti e rom: avevano ancora i loro bambini, i loro capelli, i loro vestiti. Pensavamo si sarebbero salvati e sarebbero tornati liberi per il mondo, come erano sempre stati. E invece una notte piombarono le SS, le sentimmo arrivare terrorizzati e tememmo che ci avrebbero uccisi tutti. Invece andarono da loro... La mattina oltre il filo spinato c'era solo silenzio, un agghiacciante silenzio. Il fumo nero dei forni crematori ci disse il resto. In una notte li avevano sterminati tutti quanti. Ho visto tante cose terribili, ma non posso dimenticare la notte atroce del 2 agosto '44, la notte dello sterminio degli zingari di Birkenau".
Anche Mattarella nel suo discorso ringrazia la Federazione dei rom e sinti e ricorda "lo sterminio di milioni di ebrei, oppositori politici e di altri gruppi sociali - gitani omosessuali, testimoni di Geova, disabili - considerati inferiori e ritenuti un ostacolo per il progresso della nazione".
Nel pubblico c'è anche l'attrice e attivista rom Dijana Pavlovic: "Noi ci sentiamo privati della nostra dignità, il nostro sterminio razziale non è stato riconosciuto dallo Stato italiano, non ci siamo nella legge che ha istituito il 27 gennaio. Nei campi nomadi che sono il retaggio dei campi nazifascisti non ci sono persone che non abbiano un ricordo di quella strage, di un parente finito negli oltre 50 campi di internamento italiani appositamente creati per gli zingari o nei campi nazisti. La nostra missione è far riconoscere le nostre vittime, il nostro Porrajmos, lo dobbiamo ai nostri vecchi e ai nostri bambini. Le leggi razziali hanno riguardato anche rom e sinti".
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