25 MARZO - Beppe Grillo si fida di Salvini, ma il M5S un po' meno e lascia ancora aperte le porte al Pd. E' iniziata la guerra di posizione sull'incarico per la formazione del Governo che Lega e Cinque stelle reclamano - quasi pretendono - per i loro leader.
Dopo la partita per le presidenze delle Camere, i due vincitori delle elezioni si riposizionano nel rivendicare la loro forza: Salvini sfruttando l'onda di un'abile regia diplomatica e Di Maio ricordando che l'M5s rimane il primo partito della scena politica.
Ma per il Quirinale, se la rapida elezione dei presidenti delle Camere è stata "un passo avanti importante", la nebbia che avvolge la formazione del Governo persiste, densa.
Si spera molto nell'effetto tempo e che la settimana pasquale porti lumi, saggezza e soprattutto concretezza. I numeri parlamentari non sono cambiati e nessuno ha una maggioranza.
Archiviata l'euforia per l'elezione di Casellati al Senato e Fico alla Camera, l'accordo Lega-M5s si scontra con la realtà perché ora si deve inevitabilmente parlare di programmi.
Ma ci sono prove tecniche di avvicinamento. Sentite Giancarlo Giorgetti, il braccio destro di Salvini, che apre al reddito di cittadinanza: "Vediamo se possiamo declinarlo in un altro modo...se è una misura universalistica per sostituire la pensione, non ha assolutamente senso, se è qualcosa che incentivi la ricerca del lavoro, allora può essere valutato".
Si inizia quindi a ragionare sui programmi, a confrontarli per vedere dove smussare per trovare convergenze. Segnali di movimento che non rimuovono però il vero ostacolo, che ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi.
Il Cavaliere rimane il convitato di pietra, inviso ai Cinque stelle che hanno posto un veto invalicabile alla sua presenza. Se Salvini continua a garantire che non farà nulla contro Berlusconi, tra i militanti Cinque stelle la spaventevole figura di "Grillusconi" apre pericolosi dilemmi etici.
E proprio in questa crepa cerca di inserirsi il Pd che affonda il coltello: dopo l'accordo con Berlusconi i grillini "hanno perso l'innocenza", attacca Maurizio Martina, confermando che il Pd vuole tornare a fare opposizione.
Anche se i Dem restano in standby per un'eventuale chiamata di Mattarella in caso di emergenza.
Luigi Di Maio resta prudentissimo: continua a ripetere che i Cinque stelle parlano con tutti, ma le consultazioni si avvicinano e questa linea non sarà utile al presidente. Sergio Mattarella per prima cosa gli chiederà se lo schema usato da Lega e M5s per le presidenze delle Camere vale anche per il Governo. Questa domanda sarà il refrain della prossima settimana.
Poi, da martedì tre aprile, tutti al Quirinale a mostrare le carte.