'Torna il peggio della sinistra dirigista', attacca il leader di FI spiegando che 'il decreto è un male per le aziende e l'occupazione'. Il ministro del Lavoro ribatte: 'Berlusconi è preoccupato perché il decreto è contro le lobby del gioco d'azzardo tanto care alle sue TV. Se ne faccia una ragione', conclude Di Maio.
Berlusconi, torna il peggio sinistra dirigista - "Sono molto preoccupato. Con il cosiddetto Decreto Dignità il governo Conte-Di Maio-Salvini ha mostrato il suo vero volto. Questo forse è un bene, perché apre gli occhi a quanti fino ad oggi si erano illusi, anche fra gli elettori di centro-destra. Ma è certamente un male per le imprese, per i lavoratori, per l'occupazione, per i veri e propri drammi sociali che l'Italia deve affrontare". Lo afferma, in un intervento sul Corriere della Sera, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. "Di Maio - spiega Berlusconi sul decreto dignità - vuole regolare per decreto una cosa che non ha mai conosciuto. Non avendo idee originali ripropone ricette già fallite. La misura - prosegue - non riduce la flessibilità ma riduce i posti di lavoro e scoraggia i contratti regolari a favore del lavoro nero". "Il decreto - osserva anche Berlusconi - è un male anche per i 15 milioni di italiani in condizioni di povertà, dei tre milioni di giovani che non studiano né lavorano". "Gli imprenditori - aggiunge - sono visti come pericoli pubblici da sorvegliare e punire". La bocciatura di Berlusconi è netta: "Torna il peggio della sinistra dirigista". "Sono sicuro - sottolinea - che saranno contro tutti gli eletti con il programma del centrodestra".
Di Maio, Cav preoccupato perché contro lobby - "Berlusconi preoccupato per Dl Dignità? Forse perché abbiamo tutelato gli interessi delle fasce più deboli e non quelli delle lobby del gioco d'azzardo tanto care alle sue TV. Se ne faccia una ragione, noi continueremo a lavorare nell'esclusivo interesse delle famiglie!". Così il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, replica alle critiche del Presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, sul decreto dignità.
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