Nessun attacco dei mercati, nessun incubo speculazione, nessuna preoccupazione che possa ripetersi in questo scorcio di fine estate la tempesta che, nel '92 e poi nel caldo agosto di sette anni fa, portò ad una tale impennata dello spread da ripercuotersi sulla tenuta del governo. "Non è l'estate del 2011" quando al governo c'era Silvio Berlusconi "che rinunciò per le sue aziende" rassicura Luigi Di Maio che, intervistato dal Corriere, smentisce le preoccupazioni sollevate solo ieri dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, convinto che vi sia un rischio di tempesta alimentata da chi in Europa "non tollera il governo populista". "Non credo che avremo un attacco speculativo" e "non vedo il rischio concreto che questo governo sia attaccato, è più una speranza delle opposizioni. E se qualcuno vuole usare i mercati contro il governo, sappia che non siamo ricattabili" rassicura Di Maio. L'esatto contrario delle preoccupazioni di Giorgetti che ha detto chiaro e tondo di attendersi un attacco da parte di "affamati fondi speculativi" che attendono proprio l'estate per sferrare iniziative aggressive nei confronti degli Stati, "come è accaduto in Turchia". Le preoccupazioni del sottosegretario riguardano le agenzie di rating: prima Fitch il 31 agosto e poi Moody's il 7 settembre renderanno note le loro valutazioni e stando ad alcune indiscrezioni il governo si starebbe preparando a possibili valutazioni negative. Il governo, d'altra parte, conferma di avere un filo diretto anche con il presidente della Bce. Lo rivela Giorgetti ed anche Di Maio che tuttavia precisa: il ministro Paolo Savona sarebbe andato da Mario Draghi non tanto per tranquillizzare la Ue sulle politiche sovraniste ma perché "è giusto che il ministro degli Affari europei interloquisca con la Bce. Le nostre idee mirano a stabilizzare la situazione economica italiana. I provvedimenti fondamentali del contratto li faremo col massimo rispetto degli equilibri di bilancio, ma anche chiedendo all'Europa di farci fare le riforme che ci permetteranno di abbattere il debito pubblico". Di Maio rivendica quindi la solidità dell'esecutivo gialloverde: "possiamo governare cinque anni in piena lealtà" ed è ottimista in vista di quelle che anche il premier ha definito le "sfide cruciali" di settembre. "Il decreto Dignità aumenterà la produttività delle aziende. La Flat tax e il reddito di cittadinanza ci permetteranno di aumentare la domanda interna" mentre "porteremo avanti una lotta senza quartiere a tutti gli sprechi e tagliandoli troveremo risorse da poter utilizzare". Obiettivi a cui non crede la Confindustria il cui presidente, Vincenzo Boccia, si dice a nome degli industriali "deluso e amareggiato" per i metodi e il merito portati avanti dal governo gialloverde: "il nervosismo del nostro mondo è molto elevato e di questo passo dovremmo prevedere" anche "di portare i cittadini imprenditori in piazza. Anche l'opposizione attacca. Il segretario del Pd, Maurizio Martina taccia Di Maio e il governo di "irresponsabilità". E Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi alla Camera rincara: "Dilettanti allo sbaraglio, ma il conto lo pagheranno gli italiani".