Con lo stop all'apertura domenicale si potrebbero perdere "decine di migliaia di posti di lavoro": l'allarme arriva dal presidente della Federdistribuzione, associazione della grande distribuzione, Domenico Gradara. "La domenica - ha detto - è il "secondo giorno della settimana per fatturato", spesso con un valore doppio rispetto a un giorno feriale. La proposta sulla chiusura dei negozi la domenica all'esame del Parlamento sarebbe quindi un "passo indietro" dato che circa 12 milioni di persone in media fanno acquisti la domenica attraverso il commercio tradizionale."E' paradossale pensare alle chiusure domenicali" sottolinea dal canto suo Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori (Unc). Soprattutto in un momento di crisi nera per il commercio. "I consumi scendono sia su base mensile che annua. Un fallimento i saldi. Le vendite dell'abbigliamento crollano rispetto allo scorso anno del 2,3% e le calzature dell'1,6%". Così in una nota, Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori commenta i dati Istat sul commercio a luglio secondo il quale "diventa una priorità per il Governo concentrare le poche risorse pubbliche per aumentare il reddito disponibile di chi fatica ad arrivare alla fine del mese, invece di voler ridurre le tasse anche a chi sta meglio". "Se si confrontano i dati di oggi con quelli pre-crisi del luglio 2008, le vendite totali sono inferiori del 6,9%. La grande distribuzione ha invece recuperato quanto perso durante la recessione, registrando un incremento del 6,6%: +8% per gli alimentari, +4,4% per i non alimentari. I piccoli negozi, invece, sono ancora nel tunnel della crisi. Rispetto a 10 anni fa, le vendite complessive sono ancora inferiori del 16,5%, quelle alimentari segnano un crollo del 16,3%".
Il governo dunque vuole rivedere le liberalizzazioni di Monti sugli orari di apertura degli esercizi commerciali. Lo afferma Michele Dell'Orco (M5S), sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti."Come definito in una riunione tra M5S e Lega, insieme a Davide Crippa e Barbara Saltamartini, in commissione Attività produttive è stato definito l'iter per rivedere le liberalizzazioni di Monti sugli orari di apertura degli esercizi commerciali. Si va verso le chiusure festive e domenicali con possibilità di alcune deroghe che verranno definite nelle prossime settimane". Due le proposte di revizione della disciplina degli orari dei negozi presentate in Commissione attività produttive alla Camera: una ha come primo firmatario Barbara Saltamartini (Lega), l'altra Davide Crippa (M5s). Nella versione a firma Saltamartini sono le regioni, sentiti gli enti locali, a mettere a punto il calendario ma le uniche deroghe concesse sono quattro domeniche di dicembre e altri 4 giorni (fra domeniche e festivi) nel corso di un anno. Nella versione M5S spetta sempre alle regioni stabilire le nuove regole prevedendo dei turni fra i negozi che però non potranno essere aperti per più di una domenica al mese.
Tra le proposte all'esame dei deputati, c'è poi anche un provvedimento a firma di Gianluca Benamati (Pd) che riproduce il testo unico, e dunque sul quale si era registrato un consenso trasversale, approvato nella scorsa legislatura proprio a Montecitorio.
Protestano le opposizioni. "Lega e M5S oggi hanno lanciato la controriforma sugli orari dei negozi. Vogliono tornare a chiusure domenicali e orari controllati. Per servire una parte della lobby dei commercianti, danneggeranno milioni di consumatori, manderanno in fumo migliaia di posti di lavoro e costringeranno a chiudere i negozi che vogliono lavorare di domenica. E faranno un gigantesco regalo alle multinazionali straniere del commercio online. Un'altra misura ammazza crescita che combatteremo in ogni modo" afferma Andrea Mazziotti di +Europa.
Dagli imprenditori sì al dialogo. "Apprendiamo con soddisfazione la presentazione in Commissione Attività Produttive della proposta di legge della Lega che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali. Era tempo di dare un segnale a migliaia di italiani, imprenditori e lavoratori, che aspettano un intervento correttivo sulla deregulation totale oggi in vigore". Così Confesercenti in una nota. "Le liberalizzazioni delle aperture delle attività commerciali, introdotte dal governo Monti a partire dal primo gennaio 2012, avrebbero dovuto dare una spinta ai consumi, grazie all'aumento delle opportunità di acquisto per i consumatori. Ma che non sembra essersi trasformato in acquisti reali: nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono state inferiori di oltre 5 miliardi di euro ai livelli del 2011, ultimo anno prima della liberalizzazione". "È importante, a questo punto, arrivare ad una revisione dell'attuale regime con una norma condivisa e sostenibile. Noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche", conclude Confesercenti.
"E' importante che si sia avviato l'esame parlamentare dei disegni di legge in materia di regolazione delle aperture domenicali e festive degli esercizi commerciali. Confcommercio auspica che ci sia una fase di dialogo e di ascolto per affrontare il tema nel merito evitando gli errori del passato con l'obiettivo di tenere insieme le esigenze di servizio dei consumatori, la libertà delle scelte imprenditoriali e la giusta tutela della qualità di vita di chi opera nel mondo della distribuzione commerciale": questo il commento di Confcommercio-Imprese per l'Italia alla proposta della Lega sulle aperture domenicali.
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