"L'impatto che questa direttiva avrà sulla redistribuzione della remunerazione del diritto d'autore dovrà essere oggetto di analisi nel corso del tempo. Le interpretazioni recenti non hanno tenuto conto di una serie di fattori, primo fra tutti quello che questo atto normativo definisce principi generali e dovrà esser recepito dai diversi paesi attraverso norme nazionali e questo lascia un punto interrogativo rispetto all'uniformità di applicazione". Ad affermarlo è Matteo Jori, professore di Diritto dei prodotti digitali all'Università degli studi di Milano, protagonista di un incontro al Festival di Giornalismo di Perugia sulle prospettive legate alla direttiva sul copyright, recentemente approvata dal Parlamento Ue. "Uno dei principi della direttiva è la redistribuzione dei diritti - spiega in un'intervista con l'ANSA -. Si prevede che i grandi player dell'informazione riconoscano agli editori un compenso per i contenuti di tipo giornalistico elaborati dagli stessi editori. Quanto di questo equo compenso verrà riconosciuto all'autore del contenuto dovremo verificarlo, ma la direttiva certamente specifica che il compenso dovrà essere redistribuito anche al giornalista".
Quanto ai tempi di applicazione, Jori specifica che "la direttiva non ha del tutto completato il suo iter comunitario e si presuppone che lo completi a breve. Dopo di che ci saranno due anni di tempo entro i quali le autorità nazionali produrranno le norme di recepimento". "La direttiva ha riattivato un certo tipo di dibattito che riguarda l'impatto che avrà sul pluralismo dell'informazione - sottolinea ancora Jori -. Il timore è che uno di questi grossi player potrà scegliere di trattare solo con alcuni editori e non con altri che potrebbero essere tagliati fuori. Io personalmente non vedo questo rischio: è vero che la normativa prevede un equo compenso, ma non è vero che questo sia un diritto indisponibile ed irrinunciabile. Questo vuol dire che se un grosso player non avrà interesse nei confronti di un determinato contenuto, i piccoli editori saranno sempre liberi di rinunciare al compenso e quindi potranno ottenere di essere indicizzati tanto quanto accade ora. Pensare però oggi di fare una previsione rispetto alle scelte che i player faranno di trattare con uno e non con un altro editore adesso è un po' prematuro".
"La mia visione del diritto d'autore è diversa anche rispetto all'approccio di questa direttiva - prosegue Jori -. Credo che ci sia bisogno di una riformulazione dei parametri del diritto d'autore perché sono mutati i contesti sociali e tecnologici all'interno dei quali ci muoviamo. Ragionare ancora oggi, soprattutto per i piccoli editori che hanno a disposizione una platea enorme e inimmaginabile fino a poco tempo fa, sulla base di un interesse esclusivamente circoscritto alla percentuale sulla copia e sulla redistribuzione dell'articolo mi sembra una visione limitante del diritto d'autore".
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