Uno scontro che ha bruciato due cda e e un assessore quello sul bilancio Ama e che ruota tutto attorno ad un credito vantato dall'azienda di 18 milioni per i vecchi servizi cimiteriali. Un debito che però il Campidoglio sostiene di non avere e, dunque, di non volere pagare. Diciotto milioni che di fatto hanno sequestrato da due anni il bilancio di Ama, azienda preposta alla difficilissima gestione dei rifiuti nella Capitale. I 18 milioni sono relativi agli anni tra il 2008 e il 2016 e, prima della giunta Raggi, sono stati sempre inseriti nei rendiconti di Ama. Ora per il Campidoglio non vanno più inseriti, neanche in un limbo finanziario, ovvero un fondo rischi, come ha fatto il Cda dimissionario. Il Campidoglio ha infatti ribadito tre giorni fa che "non approverà mai un bilancio di Ama Spa che sia redatto in maniera non corretta e contenga valutazioni già in precedenza non avallate dal Comune".
Per l'amministrazione "i 18 milioni di euro derivanti dai servizi cimiteriali sono soldi dei cittadini romani che Ama aveva incassato in più rispetto alla somma prevista nel contratto di servizio con il Comune, senza alcuna giustificazione. Soldi che dovevano essere restituiti ai cittadini e quindi ritornare nelle casse del Comune per poter essere gestiti nell'interesse pubblico, così come Ama aveva riconosciuto nel 2017 riversandoli all'Amministrazione. Non risulta dunque alcun credito che possa essere vantato da Ama su tale somma". A complicare la situazione c'è anche l'ordinanza della Regione Lazio, prorogata proprio ieri e che di fatto salva Roma dall'emergenza rifiuti. Il documento firmato dal presidente Nicola Zingaretti infatti prevede una serie di impegni da parte del Campidoglio e uno di questi è proprio l'approvazione del bilancio Ama che però con le dimissioni odierne del cda è ancora in stallo. Ovvero resta quello del 2016 con i conti del 2017 al centro di uno scontro che anche oggi ha mietuto vittime.
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