Il consiglio di amministrazione di Ama ha rassegnato le dimissioni: è il secondo addio in pochi mesi dei vertici dell'azienda dei rifiuti di Roma, il quinto nei tre anni di governo della sindaca Virginia Raggi. Che ha subito risposto con una nomina lampo: il nuovo amministratore unico dell'azienda sarà Stefano Zaghis.
L'ormai ex presidente Luisa Melara, l'ad Paolo Longoni e il consigliere Massimo Ranieri, in sella da soli 100 giorni, hanno lasciato l'azienda dopo un muro contro muro con il Campidoglio sugli ormai famigerati 'crediti cimiteriali' del bilancio 2017, 18 milioni considerati credito dall'azienda e negati dal Campidoglio. Lo stesso stallo che costò lo scorso inverno il posto all'ad Lorenzo Bagnacani e che fece sbattere la porta all'assessore Pinuccia Montanari, le cui deleghe sono da allora nelle mani della sindaca. Ora la municipalizzata è di nuovo senza vertici.
Il cda uscente nega che la causa siano i conti "ma - scrivono a Raggi - il tema assai più grave" della "assoluta inerzia e constatata mancanza di una fattiva e concreta collaborazione".
Sembra, proseguono i dimissionari, che il Campidoglio "consideri Ama non una propria emanazione bensì un soggetto privato antagonista del pubblico interesse". Si sono sentiti "isolati".
Il Campidoglio solo pochi giorni fa aveva fatto sapere che non avrebbe mai approvato dei conti redatti "in maniera non corretta" con "valutazioni di trattamento contabile già in precedenza non avallate dal Comune". Non si cambia idea. E' stata la goccia, e Melara ha fatto le valigie seguendo le orme di Bagnacani e prima di lui di Antonella Giglio, Alessandro Solidoro e Daniele Fortini. L'ennesimo terremoto in Ama arriva in un momento estremamente delicato per la gestione dei rifiuti della Capitale. Lo pensano i cittadini, che in una indagine sulla qualità della vita hanno stroncato con voti sotto il 3 la raccolta della spazzatura e la pulizia delle strade, e lo pensa anche la Regione Lazio, che per voce dell'assessore Massimiliano Valeriani ha espresso "preoccupazione" per una situazione grave e complessa che rischia di avere pesanti ricadute". Ieri il governatore Nicola Zingaretti aveva firmato la proroga dell'ordinanza che consente alla Capitale di portare a trattamento i propri rifiuti negli impianti del Lazio per altri 15 giorni. Un tempo troppo risicato, secondo Raggi, che anche oggi ha ribadito la sua preoccupazione: "Gli impianti, anche quelli romani - ha detto - non sono tutti funzionanti e non lo saranno tra 14 giorni. Serve un arco più lungo per mettere in sicurezza la città".
L'ordinanza però prevedeva, e prevede tuttora, anche che Ama approvi i suoi vecchi bilanci, compreso il 2017 della discordia, facendo evocare ora esplicitamente al Pd, ma anche a Cgil, Cisl e Uil (che annunciano lo sciopero generale delle partecipate) lo scenario più estremo: la nomina di un commissario "che tolga i poteri a Roma Capitale ed eviti il disastro". (ANSA)
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