Un miliardo per l'Università e la ricerca è "il gradino minimo da cui riguadagnare prospettiva", altrimenti "l'Italia rischia di marginalizzarsi sempre di più e di 'esportare' i (giovani, ndr) più preparati e motivati", affermava ieri Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori, in una intervista a La Repubblica.
"Lo abbiamo spiegato per tempo. Non ci siamo limitati a chiedere. Come Conferenza dei rettori delle università abbiamo evidenziato che queste misure sono il primo, più importante investimento", aggiunge. Le dimissioni di Fioramonti e il miliardo mancante sono "un risultato che preoccupa - spiega Manfredi -. Ma confido fortemente nella sensibilità del presidente Conte su un tema così centrale per la tenuta di tutto il sistema. Ora le tensioni della politica non si aggiungano all'emergenza che vive l'università. Noi continuiamo a sperare che la rotta tracciata dalla manovra venga corretta al più presto: nelle prossime settimane".
Alla domanda se il ministro Fioramonti avrebbe dovuto lottare ancora o ha fatto bene a dimettersi, il 'capo' dei rettori risponde: "Bisogna dar merito al ministro che ha posto con forza il tema. Da quando sono rettore e presidente Crui, ho interloquito con 5 ministri e gli investimenti su scuola, università e ricerca sono sempre stati fanalino di coda. Chiaro che le condizioni di bilancio siano complesse, ma ci aspettavamo di più e ancora aspettiamo: e non vorremmo che queste dimissioni aggravassero con ritardi e incomprensioni le scelte che vanno assunte per il bene del Paese. Ecco perché rivolgo l' appello al premier: questo nodo va sciolto con la massima e più autorevole assunzione di responsabilità". "Una priorità - segnala - che ritengo indispensabile è il Piano straordinario per i ricercatori: che sia pluriennale e garantisca sia nuovi ingressi, sia i rientri dall'estero".
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