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"Silvia neo-terrorista", è bufera sul leghista Pagano

"Silvia neo-terrorista", è bufera sul leghista Pagano

Poi si scusa ma è condanna bipartisan. Difesa fredda di Salvini

ROMA, 14 maggio 2020, 11:45

Redazione ANSA

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Il governo non ha assistito ai funerali del "figlio della patria", il poliziotto ucciso giorni fa, invece c'era quando "è venuta la neo-terrorista". Sono le 9.50 quando Alessandro Pagano, deputato leghista siciliano, parlando nell'Aula di Montecitorio, definisce così Silvia Romano, la cooperante da poco liberata dopo 17 mesi di prigionia. E subito scoppia la bagarre, con vibrate proteste dai banchi del Pd, su tutti Emanuele Fiano che urla "parole inaccettabili". Immediata la presa di distanza da parte della vicepresidente Mara Carfagna: "Credo che riferirsi a Silvia Romano con il termine terrorista sia alquanto improprio, inaccettabile", scandisce. Una bufera che travolge l'esponete leghista, sconfessato, sia pure implicitamente, anche dal segretario, Matteo Salvini: "Il problema - spiega gelido l'ex ministro dell'Interno - non è Silvia Romano, una ragazza mandata allo sbaraglio, usata dai terroristi per ottenere soldi e armi. Lasciamo stare Silvia, cui auguro vita lunga e felice, e guardiamo al vero nemico, al vero pericolo per i nostri figli, per l'Italia, per il mondo, per la Libertà: l'Islam fanatico, integralista, violento, assassino". Clima da rissa alla Camera. Non è da meno il 'ring' del web: per tutto il giorno l'hashtag Pagano è top trend topics nel twitter in Italia con tutti i commenti a senso unico.
    La condanna della politica è unanime, bipartisan. Apertamente infastidito anche il commento di Francesca Fumagalli, madre della ragazza liberata: "Non ho sentito e non mi interessa.
    Guardi, non amo la politica, non la seguo". Sempre lei, uscendo di casa, assediata dai giornalisti, parlando di questi primi giorni di Silvia a casa, osserva sfinita: "Se non ci foste voi starebbe molto meglio".
    Durissimo nello stigmatizzare l'intervento di Pagano, il Presidente della Camera Roberto Fico: "Le parole d'odio rivolte nell'Aula della Camera sono violente e inaccettabili.
    Montecitorio - aggiunge Fico - è il luogo del dibattito e del confronto, anche acceso, non la sede per formulare insulti a una giovane che viene da diciotto mesi di inferno". Bocciatura lodata dal capogruppo dem, Graziano Delrio: "Bene ha fatto il presidente Fico a condannare le gravissime accuse contro Silvia Romano. E' inammissibile un simile comportamento da un deputato della Repubblica". Che, rincarano i deputati 5S della Commissione Esteri, ha usato "parole vergognose". Ananto accaduto: "Provo forte imbarazzo per le parole pronunciate oggi alla Camera da un Deputato della Repubblica" che "segnano una triste pagina della storia italiana. In questi giorni - scrive su Fb ricordando l'ondata d'odio su internet che ha sommerso la ragazza - abbiamo letto e ascoltato cose raccapriccianti, ma oggi si è superato ogni limite".
    E parla oggi di "sguardo disumano" contro Silvia, anche L'osservatore Romano che pur non commentando la cronaca politica, punta comunque il dito su tutti i "giudizi" che in questi giorni si sono accaniti contro Silvia dopo la sua liberazione. Giudizi che - scrivono da Oltretevere - "partono da un dato in comune, da un comune sguardo, disumano. Perché disumano è lo sguardo dell'uomo quando non vuole vedere. Quando zittisce, sopprime la compassione che sempre dovrebbe abitare dentro i suoi occhi. La compassione. La capacità di sentire sulla propria pelle il dolore degli altri". Un richiamo e un monito a molti e non ai singoli, ma che lasciano un segno. L'ondata di indignazione che lo ha coinvolto, portano Pagano a porre le proprie scuse: "Il mio intervento, sopraffatto dalla bagarre suscitata dalle mie espressioni delle quali se ho offeso qualche sensibilità mi scuso - afferma Pagano in serata dopo una lunga giornata di silenzio - era volto a sollevare interrogativi nei confronti di una azione di governo che sembrerebbe, da quanto affermato dal portavoce dell'organizzazione terroristica al Shabaab, aver agevolato, attraverso i soldi versati dallo Stato italiano, l'acquisto di armi per la jihad e nuovi attentati".
   

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