È saltato in nottata quando sembrava tutto definito con il ritiro dei 190 licenziamenti, il tavolo sulla Jabil tenuto in videoconferenza con il Ministro del Lavoro Catalfo e il sottosegretario Mise Todde, l'azienda e i sindacati. Iniziata alle 16 di ieri, dopo il nulla di fatto di domenica, la riunione si è protratta fin oltre la mezzanotte, con una sospensione nel tardo pomeriggio per permettere ai rappresentanti Jabil di consultarsi sulla fattibilità di alcune soluzioni, come la richiesta di altre cinque settimane di cassa integrazione e il contestuale ritiro dei licenziamenti. La doccia fredda è arrivata poco prima di mezzanotte. "Alle 23 - spiega Antonio Accurso, Segretario Generale Uilm Campania - si era quasi siglato l'accordo per ritirare i licenziamenti, ma l'azienda alle 23.50, con un colpo a sorpresa, ha dichiarato di non voler proseguire su questa strada". Il tavolo potrebbe riprendere questa mattina per un ultimo tentativo di scongiurare i licenziamenti.
Secondo Accurso l'azienda ha improvvisamente detto no a "un percorso condiviso per la gestione degli esuberi. La trattativa era stata complessa e faticosa ma aveva riportato tutti gli attori al buonsenso, grazie allo sforzo e alla mediazione di Governo e Regione e alla determinazione e responsabilità del sindacato. I licenziamenti sarebbero stati ritirati per riprendere un percorso di ricollocazione con stretto monitoraggio delle istituzioni". Per il rappresentante sindacale "la Jabil con questo atto scellerato mette in discussione la missione industriale, e crea forte incertezza minando la sua credibilità. I lavoratori tutti vengono lasciati senza nessun futuro. Chiediamo al Governo di tentare un'ultimo sforzo per riportare tutti al buonsenso o altrimenti di mettere in sicurezza il sito e accertare tutte le responsabilità" conclude Accurso.
"È mortificante per il Governo e le istituzioni di questo Paese il comportamento della Jabil, che dopo tre giorni di trattativa, ha fatto saltare il tavolo, procedendo a licenziamenti illegittimi e lasciando gli altri 350 lavoratori senza alcun ammortizzatore". È quanto afferma il segretario della Fiom-Cgil di Caserta Francesco Percuoco, commentando quanto accaduto nella notte.
"La ministra Catalfo si è impegnata a fondo, ha protestato contro la scelta dell'azienda ma non c'è stato nulla da fare". Il momento "caldo" quando poco prima della mezzanotte l'Ad di Jabil Circuit Italia Clemente Cillo ha detto di aver ricevuto una telefonata dagli States che ribadiva la volontà di confermare i licenziamenti. Questa mattina il tavolo dovrebbe tenersi di nuovo alla presenza in video collegamento del componente del Cda della Jabil Otto Bik.
In una nota, Fim-Cisl, Fiom, Uilm e Failms, confermano lo sciopero ad oltranza dei lavoratori.
Il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e il Sottosegretario Todde, dopo la decisione di Jabil di interrompere questa notte la trattativa "in modo unilaterale e inaspettato quando le parti erano ormai vicinissime all'intesa", "hanno manifestato tuttavia la volontà di interloquire direttamente con i vertici di Jabil, per conoscere le ragioni di questo inspiegabile dietrofront e cercare di concludere positivamente gli sforzi finora compiuti, salvaguardando la continuità occupazionale di 190 lavoratori". E' quanto fanno sapere fonti del Ministero del Lavoro. Al tavolo, il Ministro Catalfo, spiegano le fonti, ha ribadito la radicale nullità dei licenziamenti dovuta non solo al mancato rispetto della procedura in materia di licenziamenti collettivi, ma anche per effetto delle misure straordinarie varate dal Governo per fronteggiare l'emergenza Coronavirus.
Stupore, frustrazione, e la solita rabbia che non passa mai dall'inizio della vertenza nel giugno scorso: allo stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta), i dipendenti licenziati e quelli che il posto lo hanno tenuto, si sono ritrovati questa mattina ai cancelli con tanti interrogativi, tutti comunque sotto choc per la decisione dell'azienda di far saltare la trattativa e di confermare 190 licenziamenti. Anna, licenziata, con marito e due figli, non ha mezze misure: "è uno schifo - dice - una multinazionale fa quello che vuole e nessuno può fare nulla. La politica doveva muoversi prima". Durante il tavolo di ieri, sembrava che l'accordo si potesse trovare sulla proroga della cassa integrazione per altre cinque settimane e il ricollocamento dei lavoratori presso altre aziende, ma la Jabil voleva che nel verbale si scrivesse che la ricollocazione era obbligatoria; un funzionario del Ministero del Lavoro ha spiegato che ciò era illegittimo, e così è saltato tutto. "Forse l'azienda non ha mai voluto davvero trattare" dice un altro dipendente non licenziato, "e comunque ha proposto la ricollocazione senza alcuna garanzia per gli addetti licenziati, ovvero senza la copertura dell'articolo 18 e la rassicurazione che il lavoratore mantenesse analogo stipendio e mansione anche nella realtà in cui veniva ricollocato". Molto preoccupato il segretario regionale della Fiom-Cgil Massimiliano Guglielmo, soprattutto perché il comportamento della Jabil, "che non ha tenuto conto di leggi dello Stato e del pressing del Governo", crea un "precedente" riproducibile anche per l'altra vertenza calda, quella anche vicina geograficamente della Whirlpool di Napoli. "Siamo di fronte ad un vero e proprio omidicio colposo industriale" rincara la dose Guglielmi; "La Jabil - prosegue - è da anni che sta sul territorio, ha acquisito tecnologie, prodotti e know-how di Siemens, Ericsson, Marconi; i lavoratori Jabil hanno sostenuto negli anni questi processi di ristrutturazione facendo sempre cassa integrazione. Il problema non è solo per i 190, ma anche per gli altri 350 che restano. Le istituzione territoriali e nazionali diano un mano concreta". Mauro Musella, lavoratore e delegato Uilm, dice che "la Jabil ha buttato a mare tutti gli sforzi che lavoratori e sindacati hanno fatto in questi giorni. Ormai Jabil Italia non può più fornire alcuna risposta, tutto si deciderà negli States". Un altro lavoratore, anch'egli licenziato, guarda oltre: "se anche dovessi impugnare il licenziamento, che ci hanno detto sia illegittimo - dice - come farò a sopravvivere, visto che un dipendente licenziato che impugna l'atto non percepisce la disoccupazione?"
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