Nel terzo giorno della crisi, c'è uno spazio che il segretario dem Nicola Zingaretti proprio non può lasciare a Matteo Renzi: quello di chi ha saputo allontanarsi dalle camarille di Palazzo per rappresentare il disagio di un Paese dove la crisi morde e la pandemia dilaga. "Il Pd è stato il primo a porre il tema della ripartenza", rivendica Zingaretti nella appassionata assemblea dei dem alla Camera. E a Conte, che il Pd ha scelto di sostenere tenendo a bada non pochi malumori, il segretario dem anche per questo manda a dire che il sì ai costruttori e ad una maggioranza più ampia, non è fine a se stesso ma serve a fare le cose e a non fare più gli errori del passato. "Abbiamo dato". Si attui ora l'agenda riformista del Pd e si lasci a Renzi, come dice Delrio, il merito di "aver fatto solo un favore alla destra", che aspira al governo con il voto anticipato. L'opposizione per questo ripete il suo mantra: Conte non ha i 161 voti che gli servono al Senato.
L'operazione 'costruttori' è in effetti delicata ed il premier, mentre ne tira le fila, preferisce cimentarsi nella concretezza dell'azione di governo. "Un milione di italiani ha ricevuto il vaccino anti #covid19" è il conto che fa con il suo pallottoliere, mentre presunti 'responsabili' (Conzatti, Vono, Binetti, Pacifico, Masini), si chiamano fuori in vista della conta di lunedì e martedì sulle comunicazioni alla Camera e al Senato del premier Conte.
Il vicesegretario del Pd Orlando intanto avverte: "La questione dei numeri è seria. Si può evitare la crisi avendo un numero in più, ma non pensare di governare". Sulle incertezze si incunea Iv che con l'ex ministra Bonetti, Faraone e Nobili fa sapere a Conte "noi ci siamo se si vuole interloquire sui temi e non cercare nuovi Scilipoti". Intanto Renzi riflette se astenersi nel voto in Aula. Per IV i numeri della maggioranza al Senato, senza i 18 di Italia viva, sono tra i 150 e i 152. E Conte potrebbe dunque ancora ripensarci sulla conta. Così Clemente Mastella a sera preferisce avvertire: "Siamo responsabili ma non fessi. Nessuno pensi di recuperare il dialogo con Renzi alle nostre spalle. Non siamo i polli di Renzi".
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