Intervista inedita a Emanuele Macaluso in un libro sui 100 anni del Pci di cui domani ricorre l'anniversario della storica nascita a Livorno nel 1921. "La vita che ho vissuto mi racconta che ho ancora qualcosa da dire e parla con la voce dei senza voce ancora dentro di me", diceva Macaluso, storico dirigente del Pci scomparso appena ieri a 96 anni, in un'intervista che uscirà postuma nel libro 'I capi del Pci, storia di un gruppo dirigente visto da vicino' (ed. Primamedia, 144 pp, 14 euro) di Gianni Manghetti in uscita il prossimo febbraio. "Mi chiedi che cosa ha pesato di più sulla mia vita, niente mi è più chiaro: il mondo dei contadini sfruttati", raccontava ancora Macaluso. "E pesavano ancora i minatori per i quali ho lottato come sindacalista in tutto il dopoguerra; il mio riformismo nasce da lì".
"Ogni giorno era buono per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori - ancora pensieri di Macaluso - ogni giorno poneva la necessità di trovare soluzioni coerenti con i conflitti sociali; senza aspettare un domani messianico, perché è nell'oggi che gli uomini soffrono". Il volume descrive il gruppo dirigente che per lunghi anni governò il Pci, facendone la storia ma contribuendo anche alla profonda trasformazione del Paese: dalle difficili posizioni sulla politica estera al cosiddetto 'compromesso storico'; dagli anni della solidarietà nazionale alla strategia dell'alternanza democratica; fino ai tentativi compiuti a partire dal 1968 per conseguire l'autonomia dall'Unione Sovietica. Oltre alla figura di Macaluso, il lavoro di Manghetti approfondisce anche quelle di Aldo Tortorella, Alessandro Natta, Pietro Ingrao, Ugo Pecchioli, Alfreedo Reichlin, Giorgio Napolitano, Luigi Longo ed Enrico Berlinguer.
Proprio sul centenario della fondazione Pci domani partono a Livorno iniziative che dureranno tutto l'anno.
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