Tra sanificazioni varie, il grandissimo spazio dato alla discussione generale, la replica prevista per le 21 e le successive dichiarazioni di voto, il governo Draghi "di emergenza" e nato "in spirito repubblicano" avrà la fiducia del Senato solo dopo le 23. Quanto robusta, dato per scontato il no di Fdi, dipende dai cinque stelle contrari.
"Tra i 260 e i 270 voti", prevede comunque Maurizio Gasparri, quindi ben sopra i 161 necessari per la maggioranza assoluta. Emma Bonino, dal suo scranno di palazzo madama, veste i panni di Cassandra sebbene con il sorriso: "Signor presidente, la sua navigazione non sarà facile, non sarà sempre come oggi, non ci prenda gusto! Ci saranno divisioni, incomprensioni e occorrerà tutta la sua autorevolezza e bisognerà scontentare qualcuno". Ma non è solo la senatrice di +Europa a mettere in guardia il premier sulle insidie.
"Draghi ha ragione: l'unità oggi non è un'opzione, ma un dovere. Ma è nostro dovere anche controllare l'azione del governo in Parlamento e vincolare il nostro appoggio all'interesse dei cittadini", detta la linea per i 5stelle il repsidente della Commissione Affari Costituzionali Brescia. Così come la presidente del gruppo misto e senatrice di Leu Loredana De Petris promette di vigilare sulla "emergenza ambientale" messa al centro da Draghi, insieme all'emergenza sanitaria. Di fatto però, nell'Aula del Senato risuona solo plauso per Draghi e Silvio Berlusconi chiosa. "Quello delineato oggi non è il programma di una maggioranza politica, è un 'comune denominatore' nel quale si possono ritrovare forze politiche diverse e alternative fra loro". Intanto arriva il via libera definitivo da parte degli iscritti su Rousseau alla nuova governance collegiale del M5S: quasi 80% favorevoli. Con il sì di Rousseau cambia lo Statuto del M5S.
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