"Il Certificato Digitale Europeo Covid è il simbolo di un'Europa aperta e sicura che si sta aprendo con cautela mettendo al primo posto la tutela della salute dei nostri cittadini". Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in occasione dell'entrata in vigore oggi del Green pass. Ventuno Stati membri, oltre a Norvegia, Islanda e Liechtenstein, hanno già iniziato a rilasciare certificati prima della scadenza odierna e cinque Paesi dell'Ue iniziano da oggi.
"La stragrande maggioranza degli Stati membri dell'Ue è già collegata al sistema" del Green pass ed "è pronta a rilasciare e verificare i certificati. Sono già stati generati più di 200 milioni di certificati", ha aggiunto von der Leyen. "A marzo, abbiamo promesso di avere un sistema a livello dell'Unione europea per facilitare i viaggi gratuiti e sicuri all'interno dell'Unione entro le vacanze estive. Ora possiamo confermare che il sistema di certificazione digitale Covid dell'Ue è attivo e funzionante. Stiamo aiutando gli europei a recuperare la libertà che apprezzano tanto".
La corsa dell'Europa per salvare l'estate taglia il traguardo. A soli tre mesi e mezzo dal primo coraggioso ma dibattuto annuncio di Bruxelles, è tutto pronto per l'esordio del green pass Covid, il lasciapassare pensato per ridare agli europei la libertà di viaggiare nel Vecchio Continente dopo la paralisi causata dalla pandemia. E per ripopolare spiagge, città, montagne e luoghi d'arte aiutando il turismo a rialzare la testa.
Valigie alla mano, da oggi basta avere con sé il pass in formato cartaceo o digitale per varcare i confini nazionali e non essere più soggetti a restrizioni. Ma non solo: rispetto all'idea iniziale di usarlo soltanto per i viaggi, ora Bruxelles incita gli Stati membri a mettersi d'accordo e adoperare il documento anche per garantire in sicurezza l'ingresso a concerti, festival, teatri e ristoranti. Scongiurando il tanto temuto "rischio di confusione e frammentazione", tratto troppo spesso tipico dell'Ue, evocato anche dal commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, responsabile della buona riuscita del progetto sin dal suo inizio.
Strumento tecnico ma non "apriti sesamo", il pass consiste in un QR code da tenere nello smartphone o in tasca, come quelli dei biglietti aerei, con tre alternative per dimostrare di poter viaggiare: aver completato il ciclo di vaccinazione, essere risultati negativi a un tampone, oppure essere guariti dal Covid-19 ed avere sviluppato gli anticorpi. Sulla carta insomma tutto bene, ma non mancano i punti ancora opachi. A partire dalla validità dello stesso green pass. La prova di vaccinazione nella maggior parte dei Paesi vale dopo quattordici giorni dopo aver ricevuto la seconda dose (o la dose unica, per i monodose), ma per esempio in Austria viene riconosciuta soltanto dopo 22 giorni. Stesso discorso per i risultati negativi dei tamponi, accettati a seconda dei Paesi tra le 72 e le 48 ore precedenti al viaggio. E anche la possibilità di incorrere in eccezioni e misure unilaterali come quarantene e divieti per l'ingresso e l'uscita sui diversi territori nazionali resta presente. Perché le raccomandazioni stabilite a livello Ue non sono vincolanti.
A tutto questo si aggiunge poi lo spettro della variante Delta, che potrebbe velocemente cambiare il quadro epidemiologico e le regole nel Continente, riproponendo divisioni e sfiduciando i cittadini. Ai quali non resta per ora che farsi forti del green pass continuando in ogni caso a districarsi tra le mappe settimanali del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sui livelli di contagio nelle varie regioni e la piattaforma Re-Open EU, che contiene tutte le informazioni aggiornate sulle varie misure nazionali.
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