Partiti mai così distanti sulla corsa al Colle mentre ora si aspetta solo la data ufficiale per il via: a bloccare le possibili intese sul Quirinale resta la candidatura di Silvio Berlusconi, che va levata dal tavolo, per il Pd, come pre-requisito per iniziare a parlarsi, proprio mentre Matteo Salvini tenta di riprendersi la scena e rilancia un tavolo con tutti i leader, per trovare il successore di Mattarella. E ad aggiungere caos al caos arriva il Movimento 5 Stelle, con i senatori che, un po' a sorpresa, si esprimono quasi all'unanimità per il Mattarella bis.
Mentre il presidente della Camera, Roberto Fico, si appresta ad annunciare formalmente l'inizio delle votazioni, probabilmente il 24 o 25 gennaio, il leader leghista intanto continua a muoversi su un doppio binario: se il Cavaliere scioglierà la riserva e sarà ufficialmente in campo - e al momento non ci sarebbero segnali contrari, anzi, si registrerebbe un iper attivismo dell'ex premier - la Lega lo sosterrà compatta. Ma nel frattempo Salvini continua a coltivare l'idea di raggiungere un'intesa ampia, che superi i confini del centrodestra e che consenta di chiudere in fretta sul nuovo inquilino del Quirinale. Perché il Paese, è il ragionamento fatto in pubblico e in privato, ha altre priorità, tra emergenza Covid e caro-bollette.
Praticamente impossibile, però immaginare che una convergenza ampia possa avvenire sul nome di Berlusconi, indigesto al centrosinistra. Il segretario del Pd, Enrico Letta, fa arrivare chiaro a Salvini il messaggio, che ripeterà anche nella direzione in calendario il 13 gennaio. Niente Berlusconi. "Letta mette veti e perde tempo", la reazione in casa Lega. Ma il 13 potrebbe essere anche l'occasione per esplicitare una apertura dei Dem a Draghi al Colle, possibile però solo con un patto di ferro sulla tenuta della legislatura. Un tema caro anche ai 5s, che al loro volta in gran parte vedono Berlusconi come fumo negli occhi. Il pressing per convergere sul nome di una donna, fanno notare, avrebbe anche il pregio di escludere, per l'appunto, l'ipotesi del Cav nel Palazzo dei papi. Ma per evitare 'salti nel buio' i senatori vanno oltre e, in una riunione convocata per un aggiornamento sulla partita del Colle, si schierano apertamente per la moral suasion verso l'attuale inquilino del Colle. Una mossa che esplicita le divisioni del Movimento.
Per ora i partiti mantengono le carte coperte, attenti anche agli eventuali segnali che potrebbero arrivare da Palazzo Chigi. Mario Draghi, che durante le feste ha sentito tutti i leader per gli auguri, lavora sui tanti dossier ancora caldi, dall'estensione del Super green pass alle bollette, e non dovrebbe andare oltre quanto già detto nella conferenza stampa di fine anno.
La metà della prossima settimana sarà comunque cruciale: una volta capite le intenzioni dei Dem, Berlusconi, Meloni e Salvini dovrebbero tornare a riunirsi per mettere a punto la loro strategia sul Quirinale. L'ex premier da Arcore sarebbe intanto impegnato in una serie di telefonate con i fedelissimi per testare il polso della situazione e avrebbe avuto anche diversi colloqui con i governatori del centrodestra in vista delle riunioni delle giunte per scegliere i rappresentanti delle Regioni.
Se ufficialmente il centrodestra resta pronto a convergere sul nome del Cavaliere come candidato al Colle, questa compattezza sembrerebbe granitica solo in apparenza. Rumors di Transatlantico riferiscono infatti di dubbi e di sospetti incrociati sulla solidità dell'accordo a sostegno del Cavaliere.
Gli occhi sono innanzitutto puntati sugli alleati: Salvini e Meloni. Il leader della Lega avrebbe dato diverse rassicurazioni sul voto a Berlusconi anche perché - è il ragionamento che si fa nel centrodestra - con il Cavaliere al Colle, l'ex ministro dell'Interno completerebbe l'opa sul partito azzurro. Una mossa per accrescere consenso all'interno della coalizione ed un modo, spiegano, per non restare all'angolo in Europa. Anche Giorgia Meloni ha dichiarato più volte che, se candidato, il suo partito è pronto a sostenere Berlusconi. Ma dentro Fi non tutti ci credono, anche perché rumors non confermati raccontano di una riunione in cui la Meloni in realtà avrebbe espresso seri dubbi sulla candidatura di Berlusconi.
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