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Dal Senato al Quirinale, solo Cossiga c'è riuscito

Dal Senato al Quirinale, solo Cossiga c'è riuscito

Ci provarono anche Merzagora e Fanfani ma affossati alle urne

ROMA, 29 gennaio 2022, 09:39

Giovanni Innamorati

ANSACheck

Francesco Cossiga con Nilde Iotti in un 'immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesco Cossiga con Nilde Iotti in un 'immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesco Cossiga con Nilde Iotti in un 'immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una sola volta, nella persona di Francesco Cossiga, il presidente del Senato è stato eletto alla massima Magistratura della Repubblica, mentre in diverse altre occasioni è stato candidato e anche votato, senza però raggiungere il quorum richiesto per divenire l'inquilino del Quirinale Cossiga venne eletto Presidente della Repubblica al primo scrutinio, il 24 giugno 1985, con 752 voti, grazie ad un accordo del segretario Dc Ciriaco De Mita con la maggioranza e con il Pci. Curiosamente diversi esponenti del Psi non lo votarono perché sostenevano che Cossiga fosse contrario alla riforma presidenzialista propugnata dai socialisti; alla fine del mandato, tuttavia, il "picconatore" sostenne la "grande riforma" dello Stato e per questo fu proposto dal Pds di Achille Occhetto l'impeachment contro di lui.

    Tornando invece alle candidature naufragate nelle urne, la prima fu nel 1955, quella di Cesare Merzagora, un laico indipendente eletto con la Dc. Merzagora fu candidato dal segretario Dc Amintore Fanfani, ma sin dal primo scrutinio 150 franchi tiratori scudocrociati lo impallinarono. La sinistra Dc gli preferiva il presidente della Camera Giovanni Gronchi, che nei primi due scrutini crebbe, superò Merzagora al terzo (281 contro 245) e venne eletto al quarto con 658. Sorte analoga la subì Amintore Fanfani nel 1971, quando era il candidato ufficiale delle Dc. Fu costretto al ritiro dopo sei scrutini andati a vuoto, e riproposto all'11mo, dopo il quale rinunciò definitivamente. Al 23mo voto la spuntò Giovanni Leone con soli 518 voti.

    Nel 1992 la candidatura del presidente del Senato Giovanni Spadolini, sostenuta dal Pri, ha per certi versi una valenza storica. I 35 e i 34 voti ottenuti al quinto e sesto scrutinio impedirono l'elezione al Quirinale alla sesta votazione di Arnaldo Forlani, il candidato della maggioranza di governo, che mancò il quorum per 29 voti. Dopo la strage di Capaci, al 16mo scrutinio i consensi conversero sul presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro, eletto il 25 maggio 1992 con 672 voti. 

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