"Ho il cuore colmo di emozione. La
mia nomina ad arcivescovo di Torino e vescovo di Susa era
umanamente del tutto imprevedibile". Queste le prime parole di
don Roberto Repole dopo l'annuncio in Vaticano e, in
contemporanea al Santuario della Consolata, del successore di
monsignor Nosiglia. "La mia nomina - ha detto - non può essere
opera semplicisticamente umana. Nella fede la leggo come l'opera
della fantasia e dell'estro dello Spirito. E vivo sicuro che
come la mano di Dio non mi ha mai abbandonato in questi anni e
come anzi la sua presenza si è fatta con il tempo sempre più
intensa, così continuerà ad affiancare i miei passi".
"Sono certo - ha sottolineato - di non aver mai cercato in
alcun modo un ministero come quello che oggi mi viene affidato.
E poi ho la grande grazia di dover servire due Chiese che
conosco, pur in modo evidentemente diverso. La Chiesa di Torino
è la mia Chiesa, tanto amata. È qui che ho ricevuto il dono più
bello di tutti, quello della fede, quello della compagnia di
Cristo. La Chiesa di Susa ho avuto modo di conoscerla invece
soprattutto attraverso diversi incontri di formazione e di
ritiro dei preti. Ne ho sempre raccolto la sensazione di una
comunità in cui, con semplicità, si serve il Signore e ci si
vuole bene".
"Le Chiese di Torino e di Susa - ha aggiunto - non hanno solo
un glorioso passato, hanno un presente e tale presente può
essere stimolante e avvincente. Ciò che offriamo è la
straripante bellezza del Vangelo, che può generare senso di vita
per i più giovani, sollievo e compagnia per i più anziani,
vicinanza e cura per i malati, accoglienza ospitale per tutti i
poveri e gli emarginati".
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