Da una parte il centrodestra tradizionale, con Lega, Forza Italia e Udc ma orfano dei meloniani, che corrono in autonomia, e di Noi con l'Italia albergata altrove, che punta le sue carte su un candidato sindaco ex Pd e "civico" Valerio Donato, docente universitario. E, dall'altra, il "campo largo" profetizzato da Enrico Letta, a trazione Pd e 5S, presente con proprie liste e simboli, e che a queste latitudini si ripropone, affidandosi ad un altro accademico, Nicola Fiorita. E' stata la polemica, tanto rivolta all'interno delle coalizioni, quanto diretta agli avversari di schieramento, a tenere banco nelle ultime settimane a Catanzaro, dove si recheranno al voto 73.294 elettori distribuiti in 92 seggi, e dove la campagna elettorale è giunta al rush finale.
E tutto questo ancora prima che venissero ufficializzati i nomi degli aspiranti sindaci e dei componenti delle liste: lacerazioni profonde che hanno scosso all'interno partiti e coalizioni in campo.Tavoli e riunioni infruttuose, caratterizzate da autentici giri di valzer, con candidature annunciate e poi ritirate, si sono avvicendati in un centrodestra in cerca d'autore e che ha palesato profonde divisioni. Ma il clima di scontro fratricida non ha risparmiato nemmeno il Pd, all'interno del quale si è consumato lo strappo tra Donato, nome troppe volte tirato fuori dal cilindro dei Dem e poi accantonato in passato per la corsa a Palazzo De Nobili, e il partito, erede in parte di quel Pci-Pds-Ds in cui lo stesso docente ha militato per anni e che, adesso, gli ha preferito un altro "prof". Alla fine attorno a Donato, candidato civico, che da dicembre aveva annunciato la ferrea volontà di misurarsi comunque con l'agone elettorale, si sono ritrovate convintamente la Lega, che in città ha come uomo forte Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale, e Forza Italia, con liste civiche e formazioni nate anche da pezzi del centro sinistra come Italia Viva. Un'intesa che vede fuori Fratelli d'Italia, in corsa con Wanda Ferro, vicecapogruppo alla Camera, unica donna in lizza per la carica di sindaco, a capo di una sola lista di partito.
Scelta travagliata anche questa arrivata in zona Cesarini e che può contare sul sostegno, malgrado le scelte differenti di molti suoi ex collaboratori, del sindaco uscente Sergio Abramo. Ma non è tutto: a rendere ancora più ingarbugliata la matassa del centrodestra ci ha poi pensato l'altro candidato di area, Antonello Talerico, presidente dell'Ordine degli avvocati, che è sostenuto da un altro pezzetto di coalizione in fuga, Noi con l'Italia. Mosaico elettorale, quello del capoluogo calabrese, che si completa con le candidature a sindaco di Francesco Di Lieto, avvocato anche lui, vice presidente nazionale del Codacons, portavoce della sinistra radicale e antagonista, che può contare sull'adesione di Rifondazione comunista, Potere al popolo e Calabria resistente e solidale, e dell'imprenditore Antonio Campo, già referente locale di Italexit. A giochi quasi fatti, però, non mancano le incognite. Due le principali: il voto disgiunto e la crescente disaffezione al voto.
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