La Commissione europea non entra nelle campagna elettorale dei Paesi membri ed è pronta a lavorare con tutti. Il rumore delle dichiarazioni di Ursula von der Leyen a New York in vista del voto italiano e delle polemiche che si sono accese a Roma arriva in una manciata d'ore nel cuore del quartiere europeo di Bruxelles. E porta l'esecutivo europeo ad una frenata. Formale più che sostanziale, ma che serve a chiarire un punto: Palazzo Berlaymont non ha alcuna intenzione di interferire nelle questioni di politica interna italiane.
Nel consueto briefing con la stampa internazionale è stato il portavoce della Commissione Eric Mamer, interpellato a riguardo, a chiarire il senso delle parole della numero uno dell'esecutivo europeo. "La presidente von der Leyen non è intervenuta sulle elezioni italiane e ha esplicitamente detto che la Commissione lavorerà con tutti i governi che usciranno dalle elezioni e che vogliono lavorare con la Commissione europea", ha sottolineato Mamer. Ribadendo un concetto: "La presidente ha cercato di spiegare il ruolo della Commissione di guardiana dei Trattati, in particolare nel campo dello stato di diritto". Ed a questo ruolo fanno riferimento gli "strumenti" citati da von der Leyen oltreoceano.
Strumenti che la Commissione ha già usato per Ungheria e Polonia, congelando il sì all'esborso dei fondi del Pnrr finché non si adegueranno ai parametri previsti dal meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto. A Bruxelles, insomma, la parola d'ordine è 'wait and see'. O, come spiegava pochi giorni fa una qualificata fonte europea, "bisogna prima aspettare gli atti, e non guardare a cosa viene detto in campagna elettorale". Il timing delle parole di von der Leyen, arrivate a due giorni dal voto, ha portato Palazzo Berlaymont alla frenata. Anche perché c'è un dato politico che, a diversi eurodeputati, non è sfuggito: quelle dichiarazioni potrebbero avere un effetto boomerang per le forze più europeiste in Italia, come quelle del cancelliere Olaf Scholz qualche giorno fa in occasione dell'incontro con Enrico Letta.
D'altra parte a Bruxelles sono consapevoli che l'exploit della destra in Svezia, la possibile vittoria del centrodestra a trazione FdI in Italia e un eventuale arrivo del centrodestra (con Vox suo alleato) in Spagna possono sbriciolare l'asse Spd-Ppe che, finora, aveva sostanzialmente retto. Con tutte le incognite del caso sui futuri negoziati europei. Il momento, quindi, è delicato. "E' vitale, in Italia e in Ue, evitare deviazioni" dall'unità a favore dell'Ucraina, ha scandito il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni. Tracciando quella che, a Bruxelles, considerano una linea rossa: il sostegno a Kiev. Basta guardare all'Ungheria che annunciava un prossimo referendum sulle sanzioni Ue mentre il suo ministro degli Esteri si incontrava a New York con Sergei Lavrov. "Esiste un quadro giuridico specifico per l'adozione delle sanzioni. E' un processo stabilito dai trattati e dalla legislazione europea, non qualcosa determinato sulla base di referendum", ha precisato Mamer. E chi, come Budapest, stenta ad adeguarsi ai Trattati rischia di perdere non solo i fondi del Pnrr ma anche quelli di coesione che annualmente l'Ue esborsa per tutti gli Stati membri.
Ed è per questo che sono diventate un caso le parole di Berlusconi a Porta a Porta, secondo cui Putin "voleva sostituire Zelensky con un governo di persone perbene". Il Cav ha poi precisato: 'Noi con l'Ue e la Nato'. Ma non è bastato.
All'attacco il segretario Dem, Enrico Letta. Quelle di Berlusconi su Putin "son parole scandalose e gravissime. Mi chiedo e chiedo a Meloni se le condivide e se gli italiani possano condividerle. Peraltro sono parole sconclusionate; gli aiuti li ha votati Berlusconi stesso con Fi sostenendo Draghi. Siamo oltre l'immaginabile, sono parole che fanno piacere a Putin. Se domenica sera se vince la destra il primo felice sarebbe Putin. Noi siamo sempre contro l'aggressore che come dice lo stesso Berlusconi, 'usa le truppe per mettere le persone perbene'".
"Il Ppe ha condannato l'invasione russa fin dal primo giorno. In modo inequivocabile. Ha sostenuto e guidato le sanzioni contro la Russia. Incrollabilmente. Ha sostenuto l'invio di aiuti militari e umanitari all'Ucraina. Con fermezza. I tentativi di suggerire il contrario sono assurdi. Punto". Lo ha scritto in un tweet il segretario generale del Partito Popolare europeo, Thanasis Bakolas. In un precedente tweet, dopo le polemiche sulle parole di Berlusconi, il Ppe aveva sottolineato come "la posizione di Forza Italia è cristallina: sostiene l'Ucraina nella lotta alla guerra illegale della Russia".
Duro anche Carlo Calenda, leader del terzo polo, a 24 Mattino su Radio 24. "Ieri Berlusconi ci ha portato fuori da ogni tipo di alleanza europea ed euro-atlantica. Ieri Berlusconi ha parlato come un generale di Putin. Ma una coalizione che litiga su tutto vuol dire Italia in default. Altre soluzioni significano Italia al disastro. Qui o noi ci mettiamo in testa che stiamo in un mare agitatissimo, o ci spaccheremo la testa.Io la faccio molto semplice: se si vota Pd è un voto buttato, se si vota destra è un disastro annunciato. Noi non possiamo scegliere altro che il terzo polo per mantenere il paese in sicurezza".
Interviene il portavoce di Zelensky. "Putin è al potere da più di 20 anni. Ha ucciso o imprigionato gli avversari politici. Ha mandato un esercito di assassini stupratori nel territorio di uno Stato sovrano. Ha organizzato un massacro in Siria, è responsabile dell'abbattimento di un aereo passeggeri con 300 persone nel 2014. E ora minaccia le armi nucleari. Quindi, se capiamo bene, Berlusconi si fida di lui e usa il suo esempio per definire chi è persona rispettabile e chi no?", dice a Repubblica Seriiy Nykyforov, aggiungendo sul voto in Italia: "E' essenziale che i cittadini scelgano candidati che abbiano e seguano i giusti principi morali".
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