Il Papa parla del conflitto in Ucraina e sottolinea che "quello che bisogna fare" è "liberare i cuori dall'odio". Poi commenta anche le reazioni ad alcune sue affermazioni: "Dal primo giorno della guerra fino a ieri ho parlato costantemente di questo conflitto, facendo riferimento alle sofferenze dell'Ucraina" ma ritiene di non essere sempre stato compreso. Nella conversazione con i gesuiti in Kazakistan, rilanciata da La Civiltà Cattolica, ha affermato a cuore aperto: "Vorrei dirvi che a me non interessa che voi difendiate il Papa, ma che il popolo si senta accarezzato da voi che siete i fratelli del Papa. Il Papa non si arrabbia se è frainteso, perché conosco bene la sofferenza che c'è alle spalle". Il Pontefice riferisce anche che "quando è venuto in visita un vescovo cattolico ucraino, io gli ho consegnato un plico con le mie dichiarazioni sul tema. Ho definito l'invasione dell'Ucraina una aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara, sacrilega… Leggete tutte le dichiarazioni! La Sala Stampa le ha raccolte".
Il Pontefice torna anche sulle sue parole sulla morte Dugina che hanno scatenato la reazione del ministero degli Esteri ucraino che convocò il Nunzio a Kiev. "Dopo aver parlato dell'Ucraina, ho pensato di dire una parola alla sofferenza dei due popoli, quello ucraino e quello russo. Perché nelle guerre a soffrire è il popolo, la gente. A pagare è la povera gente, come sempre. E questo genera odio. Chi fa la guerra dimentica l'umanità e non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. La gente comune in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Poi ho fatto riferimento anche a quella ragazza che è saltata in aria. A questo punto si è dimenticato tutto ciò che avevo detto fino a quel momento e si è prestata attenzione solamente a quel riferimento. Ma comprendo le reazioni della gente, perché sta soffrendo molto". Francesco rievoca anche la sua visita all'ambasciata russa: "Si è trattato di un gesto inusuale: il Papa non va mai in Ambasciata. Riceve gli ambasciatori personalmente solamente quando presentano le credenziali, e poi al termine della loro missione in visita di congedo. Ho detto all'ambasciatore che avrei voluto parlare con il presidente Putin purché mi lasciasse una piccola finestra di dialogo".
"È in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale". Lo ha detto il Papa nel viaggio in Kazakistan, parlando con i Gesuiti. La conversazione è del 15 settembre ed è stata raccolta dal direttore de La Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro.
Il Papa si è adoperato per lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Lo ha affermato lui stesso nel colloquio con i Gesuiti nel viaggio in Kazakistan a metà settembre. "È venuto anche un capo militare che si occupa dello scambio dei prigionieri, sempre con l'assessore religioso del presidente Zelensky. Questa volta mi hanno portato una lista di oltre 300 prigionieri. Mi hanno chiesto di fare qualcosa per operare uno scambio. Io ho subito chiamato l'ambasciatore russo per vedere se si poteva fare qualcosa, se si potesse velocizzare uno scambio di prigionieri", ha aggiunto il Papa nello stesso colloquio.
Il Papa non andrà a breve a Kiev. Lo ha detto lui stesso ai gesuiti che ha incontrato a metà settembre in Kazakistan. "Ho inviato in Ucraina i cardinali Czerny e Krajewski, che hanno portato la solidarietà del Papa. Il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Gallagher, è andato in visita. La presenza della Santa Sede in Ucraina ha il valore di portare aiuto e sostegno. È un modo per esprimere una presenza. Anch'io avevo in mente di poter andare. Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però", ha detto nello stesso colloquio
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