"Il momento è importante e io voglio far bene perché in questo Governo sono io che ci metto la faccia. Vi assicuro che daremo il massimo dell'impegno". Giorgia Meloni riunisce lo stato maggiore di Fratelli d'Italia a via della Scrofa per fare il punto sul nuovo Esecutivo. E mette subito le cose in chiaro. La sfida di Palazzo Chigi è la partita della sua vita, oltre che un momento cruciale per la tenuta del Paese ("La fase forse più difficile della storia repubblicana") e lei non intende mettere in squadra persone che non siano più che all'altezza. E di questo, anche gli alleati sono già stati avvisati. Ognuno, chiaramente, può avanzare le proprie proposte, ma poi toccherà a lei alla fine tirare le somme e decidere. E non ha alcuna intenzione di accontentarsi. O nomi di alto profilo che possano vantare delle competenze di grande livello, avrebbe detto ai suoi, o piuttosto meglio qualche tecnico. Ma nomi a caso, tanto per accontentare qualche corrente di partito o per soddisfare le ambizioni di qualcuno, lei non li accetterà.
Quindi, dopo aver definito "fluida" la situazione sull' eventuale squadra, Meloni avrebbe illustrato alcuni dei principali dossier ai quali si sta lavorando per rispondere subito "alle priorità del Paese", il più urgente dei quali è quello sull'energia, i cui primi provvedimenti ad hoc potrebbero già rientrare nella prossima Manovra. Tema cruciale, quello energetico, sul quale anche in Ue qualcosa comincia a muoversi.
I 27 raggiungono, infatti, un accordo sul nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, includendo il price cap al petrolio, mentre, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, alla vigilia del Vertice di Praga, dice ufficialmente che la crisi ucraina "rende urgente stabilire un'autentica Unione dell'energia" che "sarà un pilastro essenziale della sovranità dell'Ue".
Programmi a parte, l'Esecutivo nazionale di FdI dà a Giorgia Meloni il pieno mandato a continuare il confronto con gli alleati per la formazione del nuovo governo. E, secondo quanto spiegano il capogruppo uscente Francesco Lollobrigida e Fabio Rampelli, non si sarebbero fatti nomi e non risulterebbe allo stato "alcun veto su Salvini per il Viminale". E questo, nonostante il diretto interessato, al termine del Consiglio Federale di ieri e dopo aver ricevuto "l'investitura" da parte di Giancarlo Giorgetti ("è il candidato naturale"), aveva fatto capire di essere pronto a "fare quel che serve", cioè anche "un passo di lato" qualora all'Interno dovesse andare qualcun altro.
Più chiaro, forse, il commento del presidente dei senatori di FdI uscente Luca Ciriani. Anche lui esclude che ci siano veti su Salvini al Viminale, ma, osserva, "potrebbero esserci problemi di opportunità". E se poi, alla fine, si dovesse optare per qualche tecnico, Rampelli minimizza "È presumibile che alcune caselle di governo possano essere affidate a tecnici, fermo restando che essendo il leader politico, il governo è politico".
Sul cosiddetto 'lodo Meloni', invece, Lollobrigida non entra "nel merito": "Attendiamo le decisioni di Mattarella" dopo "le consultazioni e la formazione del Parlamento". E proprio oggi viene ufficializzata la data della prima seduta per le Camere che è quella del 13 ottobre alle 10. Quel giorno verranno proclamati anche i parlamentari eletti e saranno scelti i nuovi Presidenti. Solo dopo potranno prendere il via le consultazioni al Quirinale.
Alla vigilia della direzione del Pd, c'è attesa per la relazione di Enrico Letta, ma nel partito la tensione non accenna a diminuire. Con il responsabile sicurezza Enrico Borghi che vorrebbe escludere "ogni rischio di interregno" per evitare "incursioni" da parte di destra e sinistra. "Scioglierlo - incalza Stefano Bonaccini - sarebbe fare un regalo alle destre".
Intanto, alle 15 Draghi riunisce la cabina di regia sul Pnrr con i ministri e i capigruppo di maggioranza, mentre FI attacca: "Surreale non essere invitati". La delegazione dei forzisti infatti era passata ad Azione di Calenda. Draghi rivendica le misure adottate per l'attuazione del Pnrr, esclude che ci siano ritardi, assicura che il prossimo governo continuerà "con la stessa efficacia" l'azione di quello uscente e non nasconde che la prossima sfida sarà il capitolo energia che dovrà essere inserito nel Piano. Un piano sul quale Meloni ha già messo le mani avanti nella riunione di partito dicendo che ci sono "ritardi evidenti che saranno difficili da recuperare e che verranno però attribuiti al nuovo governo, probabilmente anche da parte di chi li ha determinati...". Intanto Moody's avverte l'Italia: "Senza riforme è possibile il taglio del rating".
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