Prima il cancro, poi il carcere, ora il suo acerrimo nemico ideologico, Jair Bolsonaro. Luiz Inacio Lula da Silva prova a sconfiggere tutto e tutti. A 77 anni il leader della sinistra è al terzo mandato alla guida del Brasile.
Primo presidente di sinistra e primo operaio senza un diploma universitario a raggiungere la massima carica dello Stato, Lula è stato eletto per la prima volta alla guida del Paese nel 2002 e riconfermato nel 2006. Idealista ma pragmatico, durante il suo governo ha strappato alla fame milioni di persone con il programma di sovvenzioni 'Bolsa Familia', diventando uno dei leader latinoamericani più popolari nel Paese all'estero. Nell'ultima campagna elettorale, Lula ha puntato tutto sulla nostalgia dei suoi governi, promettendo di "prendersi cura del popolo" e di ripetere l'impresa di debellare la fame che attanaglia i brasiliani.
Nato il 27 ottobre 1945 a Caetes, nello stato del Pernambuco (nord-est), figlio di un contadino analfabeta, Lula è cresciuto in una famiglia povera, iniziando a lavorare a 12 anni. Nel 1964, dopo aver perso un dito mentre lavorava in fabbrica come tornitore, ha cominciato a interessarsi di attività sindacale e nel 1978 è stato eletto presidente del sindacato dei lavoratori dell'acciaio. Due anni dopo, nel pieno della dittatura militare, ha contribuito a fondare il Partito dei lavoratori (Pt), movimento di sinistra a cui appartiene anche l'ex presidente Dilma Rousseff.
Appassionato di calcio e telenovelas, nell'ottobre 2011 ha sofferto di cancro alla laringe. A maggio scorso ha sposato la sociologa Rosangela 'Janja' da Silva, di 21 anni più giovane di lui, dopo aver perso la moglie Marisa Leticia Rocco nel 2017.
Nei rapporti con l'Italia, tra le note stonate c'è la decisione di Lula di negare l'estradizione e concedere l'asilo politico all'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac), Cesare Battisti. Per lui l'estradizione arriverà nel 2018 sotto la presidenza di Michel Temer. Solo nell'agosto 2020 Lula chiederà scusa ai familiari delle vittime sostenendo di aver sbagliato nel concedere l'asilo all'ex terrorista. Scuse poi estese a tutti gli italiani in un'intervista televisiva nel 2021.
A livello politico, Lula ha ricevuto costante appoggio dalla sinistra italiana sin dagli anni Ottanta. Un sostegno di cui è esempio il messaggio di pochi giorni fa del sindaco di Roma Roberto Gualtieri: nella Capitale "facciamo il tifo per te", ha dichiarato in un video su Twitter il primo cittadino, che nel 2018 andò a trovare il leader di sinistra mentre si trovava in carcere. Perché le origini operaie e le vittorie politiche hanno reso il candidato Pt un fenomeno di massa e un'icona della sinistra latinoamericana. Ma questo non lo ha reso immune agli scandali e all'ombra della corruzione, per la quale è stato condannato due volte e ha trascorso un anno e mezzo in prigione tra il 2018 e il 2019, impedendogli di candidarsi alle elezioni di quattro anni fa.
Nel 2021, la Corte Suprema ha annullato le sentenze, restituendo a Lula i diritti politici. Da allora, il leader di sinistra ha cercato di riabilitare il suo nome e di riconquistare la fiducia del popolo, anche strizzando l'occhio al mondo religioso tanto influente nel Paese e avventurandosi in alleanze innaturali, come quella con il conservatore ed ex avversario Geraldo Alckmin, futuro vicepresidente se Lula dovesse farcela.
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