È importante che l'Unione europea abbia "una politica e una strategia energetica comuni più incisive". Questo il messaggio del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti volato a Berlino dove ha incontrato il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, in quella che è la prima missione all'estero del nuovo governo italiano, aspetto molto apprezzato nella capitale tedesca. Si è trattato di "un confronto utile e positivo", spiegano al al Mef, dove si definiscono "soddisfatti". E di "segnale positivo" ha parlato anche Lindner. Ma al di là dei convenevoli, la visita di Giorgetti è servita a testare lo stato dell'arte del dialogo italo-tedesco e a sondare i primi umori a livello europeo sull'insediamento del nuovo governo di Roma. Questo alla vigilia della prima uscita all'estero della premier Giorgia Meloni, che vedrà a Bruxelles i vertici delle istituzioni Ue per confrontarsi a 360 gradi, comprese possibili modifiche al Pnrr. Il liberale Lindner esprime la linea tedesca più prudente sui dossier finanziari europei, anche non vuole essere chiamato un falco.
Ma con una Germania più isolata del solito in Europa, dialogare con l'Italia assume una nuova importanza. Berlino vuole spiegare le nuove misure tedesche contro il caro-energia, quelle legate al "bazooka" da 200 miliardi di euro che poco piace ai partner europei, tanto da far traballare vistosamente l'asse franco-tedesco. Nelle ultime ore il governo di Olaf Scholz ha fatto il passo decisivo verso quello che non chiama mai un "tetto", bensì un "freno" al prezzo del gas. Già a dicembre l'esecutivo tedesco si farà carico delle bollette del gas di privati e piccole imprese, come soluzione ponte all'inserimento dei veri e propri freni, che entreranno in vigore da gennaio 2023 per le grandi aziende e da marzo 2023 (o forse già da febbraio) per famiglie e piccole-medie imprese. Per le grandi aziende, quasi 25mila, (e per tutti gli ospedali della Germania) si prospetta un prezzo del gas bloccato a 7 centesimi netti per kilowattora per il 70% dei consumi base (calcolati rispetto a uno storico dei consumi precedenti). Per privati e Pmi si prevede un prezzo bloccato a 12 centesimi lordi per kilowattora per l'80% del consumo base. In entrambi i casi il consumo restante sarà invece pagato a prezzo di mercato: un meccanismo che dovrebbe teoricamente anche favorire il risparmio energetico.
Già da gennaio 2023 è inoltre previsto un simile freno per i prezzi dell'elettricità: per le industrie il 70% dei consumi base a 13 centesimi netti per kilowattora e per le case private l'80% dei consumi base bloccati a 40 centesimi lordi per kilowattora. Gli aiuti saranno attivi fino all'aprile 2024. La Germania, per anni dipendente dal gas russo a basso costo, prevede ora l'arrivo di una recessione e considera questi interventi statali come vitali per mantenere intatte le proprie strutture produttive e la stessa pace sociale nel Paese. In Ue la soluzione piace però molto poco, perché altri stati, ben più indebitati, non possono ricorrere a "bazooka" miliardari facendo nuovo debito. E le imprese di questi stati potranno essere molto più in difficoltà senza delle soluzioni europee che siano, appunto, più "comuni". Intanto, sul lato italiano, lunedì 7 novembre il ministro Giorgetti farà la sua prima comparsa all'Eurogruppo. Nel corso dei lavori verrà anche invitato a parlare delle priorità politiche del nuovo governo, secondo pratica standard quando si insedia un nuovo esecutivo. L'indomani Giorgetti dovrebbe partecipare quindi al Consiglio dei ministri delle Finanze dell'Ue (Ecofin). Passando dal Mise con Draghi al Mef con Meloni, la missione di Giorgetti sarà probabilmente quella di dare garanzie sulla continuità rispetto al governo precedente, e cercare contemporaneamente spazi per la "discontinuità" dell'esecutivo di centrodestra.
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