"Il 10 febbraio è la giornata dedicata al ricordo dell'orrore delle Foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Sono rispettosissimo dell'autonomia dell'arte e del lavoro culturale degli artisti. Ma da cittadino, prima che da Ministro, credo sarebbe un gesto importante che il Festival Sanremo dedicasse un momento, domani sera, proprio al Giorno del Ricordo". Lo ha dichiarato il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, rivolgendo un appello agli organizzatori del Festival di Sanremo affinché si dedichi uno spazio, all'interno dell'evento, al giorno del ricordo delle Foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
La proposta del ministro è volta a "non dimenticare tutti gli italiani e le italiane che persero la vita nelle Foibe o che furono costretti a fuggire dalle priorie case e dalla propria terra. Uomini, donne, vecchi e bambini che - ricorda il Ministro - non avevano alcuna colpa". "Coltivare la memoria è l'unico antidoto affinché tragedie come queste non accadano mai più" afferma Sangiuliano.
La richiesta di ricordare l'orrore delle Foibe a Samremo arriva anche da Fdi e FI. "Ci sono tanti temi cruciali e nessuno è meno importante di un altro. Vedremo cosa fare", ha detto Amadeus nella conferenza stampa di ieri rispondendo a chi chiedeva se il festival dedicherà uno spazio al ricordo delle vittime delle Foibe, domani, nel Giorno del Ricordo. "E' come quando si ricordano nomi della musica. Non possiamo farne tanti durante il corso del festival. Vedremo cosa fare".
"Conosco bene il tema delle Foibe. Avendo fatto il giornalista per trent'anni credo di essere stato uno dei primi ad affrontarlo", ha detto ieri Sangiuliano alla presentazione del libro del senatore Roberto Menia "10 febbraio. Dalle foibe all'esodo" (ed. Pagine). "Sono d'accordo con Benedetto Croce che diceva che la storia è sempre un fatto contemporaneo, non una mera rievocazione del passato - ha proseguito il ministro -. La storia è una sorta di cassetta di attrezzi nella quale trovare gli elementi per interpretare il mondo contemporaneo e in alcuni casi spesso prefigurare anche il futuro. Dobbiamo coltivare la memoria di questi fatti storici che per lungo tempo sono stati omessi affinché questi orrori non si ripetano e la violenza possa essere espunta dalla convivenza civile dei popoli". Ma, ha aggiunto, "la memoria non va usata strumentalmente e politicamente. La storia deve essere studiata e approfondita ma non ci sono morti di serie A e morti di serie B, non ci sono violenze di serie A e violenze di serie B. Ci sono i morti e basta".
Il Giorno del ricordo, ha sottolineato Sangiuliano, "oggi è assimilato abbastanza alla comunità nazionale. Ci saranno manifestazioni nazionali e più volte il presidente Mattarella ha ricordato e partecipato attivamente alle iniziative. Però c'è stato un lungo tempo con un'omissione completa. Ringrazio tutti quelli che granello dopo granello hanno ricostruito questa memoria storica - ha aggiunto - perché quando ero io al liceo e poi all'università questi fatti non esistevano. Come non fossero mai accaduti. Eppure i morti erano lì, erano nelle Foibe. E la politica estera italiana si ostinava a corteggiare Tito. Pur sapendo chi era Tito, un massacratore". "Le Foibe - ha concluso Sangiuliano - hanno colpito fascisti e anti fascisti. Donne, bambini, persone che non avevano alcuna responsabilità nel conflitto bellico. Il nazifascismo ha avuto pesanti e tragiche responsabilità storiche, le ho sempre denunciate. Però questa è un'altra cosa e deve essere sottolineata".
La Russa: 'Siamo sulla strada giusta per una memoria condivisa'
"Il dramma delle Foibe e dell'esodo giuliano dalmata è una tragedia che segna la nostra storia, e proprio per questo motivo è ancora più doveroso e importante celebrare il Giorno del Ricordo: la memoria non ha solo il compito di preservare la verità storica del passato ma può e deve plasmare il futuro, aiutandoci a non ripetere gli errori e gli orrori che ci siamo lasciati alle spalle", ha affermato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Si tratta di "un monito che è ancora più importante in un momento storico come quello che stiamo vivendo in cui in nome dei confini si uccide e si muore ogni giorno, in Europa, basti pensare alla guerra in Ucraina seguita all'invasione russa, e nel mondo".
"Il ricordo dell'"esodo doloroso dalle terre che erano italiane oggi appartiene credo a tutti gli italiani ed è un segno importante della nostra comunità nazionale che tende a una storia condivisa. Fintanto che la vicenda delle foibe e la vicenda dell'esodo non è appartenuta a tutta la comunità nazionale credo che non si potesse parlare di una memoria condivisa. Oggi questo mi lascia sperare su un percorso che va completato ma è già in corso". Lo ha detto il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ieri in visita alla Foiba di Basovizza.
In queste foibe ci "sono vittime innocenti", uccise "per motivi di ideologia o più semplicemente perché erano italiani. Questa è la vera causa che scatenò l'odio titino, l'odio dei comunisti che avevano - per carità - vinto la guerra; avevano motivi di revanscismo e scatenarono qui un odio bestiale che giustamente oggi viene ricordato per quello che fu non solo da noi ma anche dai Paesi che oggi sono vicini all'Italia. Ricordano come qualcosa che non deve mai più ripetersi" quell'odio "che c'è stato tra i popoli e l'odio che c'è stato nei confronti degli italiani", ha detto La Russa
La Russa in ginocchio davanti alla Foiba di Basovizza
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