Una settimana calda quella appena trascorsa, per il governo di Giorgia Meloni e per le opposizioni, che si è chiusa con il vertice, non andato a buon fine, di venerdì scorso sul salario minimo: uno dei temi su cui la premier tiene il punto. Le opposizioni unite, con alcuni distinguo di Italia Viva, hanno accusato il capo del governo di avere buttato la palla in tribuna lanciando la proposta della firma della Convenzione tra il ministero del Lavoro e il Cnel, che traccerà la road map delle attività da svolgere. Ma la presidente dice di non essere sorpresa dalla reazione della sinistra, spiegando ai giornali che "l'opposizione vuole fare politica invece che affrontare davvero la questione".
La premier rivela che al tavolo le opposizioni avrebbero ammesso di sapere che il salario minimo non risolverà la questione del lavoro povero, "però siccome hanno iniziato una raccolta firme, la portano avanti". E resta ferma: "ho detto una cosa precisa: diamo sessanta giorni al Cnel, in tempo per la legge di bilancio, per fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero che può prevedere per alcune categorie il tema del salario minimo". Quello che Meloni esclude, parlando a Corriere, Repubblica e La Stampa, è che si possa affrontare con "un singolo e generalizzato provvedimento sul salario minimo, una questione che esiste e che è quella delle basse paghe". Le opposizioni sono tornate all'attacco con il lancio della petizione online il 13 agosto. Il presidente del M5s e primo firmatario della proposta sul salario minimo, aveva chiesto ai cittadini di combattere insieme "firmando la petizione popolare".
Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, dal suo profilo Twitter aveva fatto appello ai cittadini per firmare online o ai banchetti della Festa dell'Unità. E proprio sulla petizione, Il co-portavoce di Europa verde e deputato Avs Angelo Bonelli, avvisa: "Mentre Meloni fa propaganda noi proseguiamo la nostra mobilitazione delle opposizioni con quasi 100mila firme già arrivate in poche ore". Anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, fa appello ai cittadini: "è anche per dare forza a questa proposta di legge che serve il contributo di tutte e tutti". Il leader di Azione, Carlo Calenda, si unisce al coro ed esorta ad andare avanti con la "raccolta firme ma anche con il negoziato con il governo. L'obiettivo è avere il salario minimo approvato entro la legge di bilancio".
Si rinfocola la polemica anche sul tema della tassa sugli extraprofitti, di cui Meloni rivendica la scelta, spiegando che è stata una decisione presa da lei, senza coinvolgere i vicepremier Tajani e Salvini. E agli stessi quotidiani sottolinea: "Certo che la rifarei, è una iniziativa che ho voluto io. Ho massimo rispetto del sistema bancario e non ho intenzione di colpire le banche. Ma c'era una situazione di squilibrio". E sulla reazione di Antonio Tajani, che ha parlato di cdm sulle banche da non ripetere, Meloni risponde: "ha posto un problema di metodo, lo capisco. Ho coinvolto in minor misura la maggioranza perché la questione, diciamo così, non doveva girare troppo. Ad Antonio l'ho spiegato. Era una materia delicata, me ne assumo tutta la responsabilità". Il segretario di più Europa, Riccardo Magi replica duro: sugli extraprofitti "delle banche l'improvvisazione al potere, sul salario minimo, l'arroganza tipica della destra. Giorgia Meloni rivendica due non-risultati del suo governo: da un lato fa scappare gli investitori, dall'altro volta le spalle al lavoro povero". Ma nemmeno il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, condivide la tassa sugli extraprofitti "fatta in questo modo". In una intervista spiega che "non porta a un euro, perché costa allo Stato, anche solo in termini di capitalizzazione, più di quello che incassa". E sempre Renzi, che sulla Pdl delle opposizioni sul salario minimo non è d'accordo, si trova però sulla stessa linea per quanto riguarda il Cnel: "Andrebbe richiuso e riaperto ora il Parlamento per discutere di una proposta organizzata sul lavoro".
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