Nel giorno in cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni va al Parco Verde di Caivano per dare un segnale dopo gli episodi di violenza, la Lega rilancia la castrazione chimica. "I tempi sono maturi per passare dalle parole ai fatti". È con questa frase che il partito di Matteo Salvini assicura che si andrà avanti. Il disegno di legge è stato depositato al Senato a prima firma di Mara Bizzotto, vicepresidente vicaria del gruppo e sottoscritto dagli altri senatori e ha tre obiettivi: "sicurezza delle donne, prevenzione di nuovi reati e cura dei soggetti che, dichiarati pericolosi dai giudici, si sottopongano a un percorso". Il partito del vicepremier Salvini ci tiene a precisare che il ddl è "a disposizione delle forze politiche di buonsenso" e che "non è prevista alcuna violazione dei diritti delle persone".
Immediata la reazione di Forza Italia che prende le distanze, con Rita Dalla Chiesa: "Se introduce la castrazione chimica lo Stato fallisce. Uno Stato non può intervenire sul corpo di un individuo, nel modo più assoluto". Ma già la vicepresidente dei deputati di Forza Italia Deborah Bergamini - tracciando la linea del partito - si era detta molto preoccupata per questa misura: "mi si accappona la pelle ogni volta che penso che lo Stato debba intervenire sul corpo di un cittadino". Deciso il no del Pd con la capogruppo alla Camera Chiara Braga, che dai microfoni di Radio Immagina sottolinea come la castrazione chimica "non sia la risposta" e che "i dati dicono che la maggioranza delle violenze si consuma in casa, tra i propri affetti". La soluzione per cambiare davvero, secondo Braga, è "investire nella formazione, nella prevenzione, nell'educazione sentimentale nelle scuole".
Sui social Filippo Sensi, senatore del Pd e componente della commissione bicamerale sul femminicidio, non la manda a dire e senza mezzi termini scrive che la proposta della castrazione chimica è una "bugiarda, inutile stronzata. E mi fa rabbia che di fronte a quella che tutti reputano una priorità - la sicurezza delle donne, il contrasto e la prevenzione del femminicidio - si perda tempo così. Rabbia". Formato da un solo articolo, il ddl prevede che il trattamento farmacologico possa essere su base volontaria o coattiva. Nel primo caso, può essere richiesto dai condannati per stupro e per violenza sessuale nei confronti di minori. E prevede, in precedenza, una valutazione, da parte del giudice, della pericolosità sociale e della personalità del condannato e dei suoi rapporti con la vittima. La castrazione chimica coattiva è disposta dal giudice se il condannato per gli stessi reati viene dichiarato incapace di intendere e di volere, dopo una perizia psichiatrica. Il trattamento inoltre dovrebbe rientrare in un programma di recupero psicoterapeutico, di cui si occupa l'amministrazione penitenziaria.
All'ultimo comma si prevede che il ministro della Giustizia, di concerto con il ministro della Salute, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, con proprio decreto definisca i metodi di applicazione e le strutture sanitarie pubbliche in cui eseguire il trattamento farmacologico. Per cominciare il suo iter, il testo dovrebbe essere assegnato alla commissione Giustizia, presieduta da Giulia Bongiorno, anche lei della Lega. Altra ipotesi potrebbe essere, secondo quanto si apprende, che il ddl sulla castrazione chimica si trasformi in un emendamento al ddl Nordio. E in tema di rieducazione sessuale, si riaffaccia anche Carlo Calenda che aveva presentato una proposta per vietare i social ai minori di 13 anni: "nell'ambito del ddl sui social abbiamo proposto un sistema per autenticare l'età che oltre ad essere usato per limitare l'accesso ai social ai minori di 14 anni, può essere esteso a tutti i siti vietati (divieto oggi di fatto inapplicato) compresi i siti pornografici o violenti. Forse prima di arrivare all'oscuramento occorrerebbe rendere efficaci i divieti teoricamente già esistenti".
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