Matteo Renzi si riprende la scena e fa sapere che sarà candidato alle europee, nel collegio di Milano, con il brand 'Il Centro'. L'annuncio arriva mentre si fa strada nelle interlocuzioni tra la maggioranza e alcuni partiti di opposizione l'ipotesi di abbassare la soglia di sbarramento dal 4 al 3% per la corsa a Strasburgo.
In FdI non ci sarebbero preclusioni: la mossa, che aiuterebbe i partiti più piccoli come Iv, potrebbe favorire un atteggiamento più morbido in Parlamento su alcuni dossier cari al governo, è il commento in ambienti di maggioranza e opposizione. Anche se Italia Viva sembra respingere al mittente questa eventualità con Raffaella Paita che annuncia l'opposizione del partito di Renzi ad un progetto del genere perché - spiega - non si deve avere paura del voto.
La trattativa, partita in Senato su input di Avs, sembra andare avanti e si svilupperà nei prossimi giorni quando il tema sarà approfondito in nuovi incontri. Con qualche dubbio da parte di Fi che fa sapere di non aver partecipato fino ad ora ad alcuna interlocuzione. La sfida lanciata da Renzi è "prendere voti sia a Forza Italia sia al Pd", la nuova lista "sarà decisiva per dare le carte", afferma. Il suo progetto, accolto con freddezza da Azione di Carlo Calenda, non inciderà in alcun modo sulle sorti di Italia viva, si precisa.
Intanto il centrodestra, consapevole dell'autunno caldo che dovrà affrontare tra manovra e riforme, gioca d'anticipo e cerca di ripartire compatto puntando sulle amministrative e regionali del 2024. L'obiettivo, che emerge da una prima riunione alla Camera, è mettere in campo candidature unitarie, confermando, e semmai potenziando, l'onda che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.
Il leader di Azione Carlo Calenda non sembra interessato, al momento, al tema della candidatura alle europee. L'attenzione sembra più focalizzata sulle prossime amministrative. Lo rimarca Daniela Ruffino come tema e "problema" da risolvere dentro l'opposizione: "Se la linea di Schlein sarà di sudditanza a Giuseppe Conte, Azione dice 'buona vita'. Se nel Pd riemergerà una forte vocazione riformista, allora si potrebbe lavorare per offrire agli elettori un'opzione valida e competitiva".
Nel mentre le delegazioni di FdI, Lega, FI, Noi Moderati e Udc si riuniscono nella sala Tatarella di Montecitorio per parlare delle Regioni e delle città al voto. Obiettivo è riconfermare gli uscenti laddove possibile e conquistare il numero maggiore di Comuni. La strategia di 'colpire uniti' alle elezioni di casa nostra avrà come contraltare le prossime europee dove necessariamente i partiti andranno ad una conta che ne ridefinirà il peso.
Al tavolo ci sono Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli di FdI, Roberto Calderoli e Stefano Locatelli della Lega, Maurizio Gasparri e Francesco Battistoni di Forza Italia, Alessandro Colucci e Pino Bicchielli di Noi Moderati, Antonio De Poli per l'Udc. Ne emerge la volontà di seguire un metodo: riconfermare in linea di massima le competenze uscenti (Alberto Cirio in Piemonte e Marco Marsilio in Abruzzo, ad esempio, sarebbero già blindati) e, laddove si riscontrassero criticità, ascoltare i territori per una scelta condivisa.
La nota della coalizione parla del "pieno spirito di collaborazione" in cui "si è aperta una fase istruttoria". A settembre il tavolo si riunirà di nuovo. Anche perché si dovrà parlare pure della questione del terzo mandato su cui nella maggioranza si registrano sensibilità diverse (fino ad ora solo la Lega si è detta esplicitamente a favore). Lollobrigida sottolinea la buona partenza: "E' la prima volta che ci si riunisce con così grande anticipo". Altro appuntamento cruciale del 2024 sono le europee, dove però - inevitabilmente - ognuno giocherà per sé. Per sminare il campo da un eccesso di conflittualità interna c'è chi, come la Lega, chiede di reintrodurre l'elezione diretta nelle Province ipotizzando il primo voto in concomitanza con le elezioni continentali.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA