"Di fronte alle morti sul lavoro o a causa del lavoro, le istituzioni della Repubblica, a ogni livello, sono chiamate al dovere di accrescere sempre più i livelli di sicurezza e di porre in essere tutte le azioni possibili al fine di ridurre i rischi e promuovere la cultura della prevenzione. La dignità del lavoro e la cura della vita devono prevalere su ogni altro interesse". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia delle Stelle al merito del lavoro al Quirinale.
"La ministra del Lavoro, Calderone, e il presidente della Federazione nazionale Maestri del Lavoro, Giovati, insieme ad Anita de Meo e Gabriel Fratus, ci hanno proposto una serie di impegnative riflessioni. Li ringrazio. Grazie ragazzi. Celebriamo oggi i 100 anni della Stella al merito del Lavoro. Un secolo è davvero un traguardo da sottolineare con grande rispetto. Una lunga e gloriosa storia. Rivolgo un benvenuto ai nuovi Maestri del Lavoro che hanno ricevuto oggi la Stella al merito e che, dopo una vita di dedizione e impegno, continuano a farsi testimoni di quell'etica civile che ha ispirato la loro vita professionale. Un intenso saluto, unito a un forte sentimento di vicinanza, alle famiglie dei lavoratori cui è stata consegnata la Stella alla memoria", ha detto Mattarella.
"Oggi - ha aggiunto - registriamo una frammentazione del lavoro, pur in quadro in cui gli indicatori occupazionali mostrano segni complessivamente positivi. Da un lato l'occupazione stabile, il lavoro professionale qualificato, i settori di avanguardia, l'organizzazione aziendale attenta alla qualità. Dall'altro inoccupazione, bassi salari, precarietà, caporalato, ritardo nell'ingresso dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro, squilibri di salario a parità di lavoro".
"Le trasformazioni incalzano e gli equilibri sono sempre da ridefinire per dare attuazione piena al dettato costituzionale. Quando la Costituzione parla di Repubblica fondata sul lavoro non propone il concetto del lavoro come merce, quanto quello di 'persona che lavora', come protagonista e, in quanto cittadino, soggetto di diritti e doveri", ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "I costituenti hanno deciso di indicare nel lavoro il fondamento della Repubblica nata dalla Resistenza e dalla Liberazione. Una scelta generativa, per dirla con un'espressione efficace e moderna, per piantare solide radici nella società. Una Costituzione pluralista - scriveva Giorgio La Pira prima ancora del voto finale sulla Carta, settantacinque anni fa - a differenza di una Costituzione di tipo statalista o individualista, può edificare il proprio ordinamento soltanto sul lavoro e sulla dignità del lavoro per tutti. L'articolo 4 era collocato nella prima stesura come articolo 31. E' stato spostato tra i principi generali, proprio per rimarcare il carattere non soltanto economico, bensì comunitario e sociale del lavoro.
'La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto'", ha aggiunto il capo dello Stato. "Il lavoro è, difatti, condizione centrale di un pieno sviluppo della personalità umana. E', quindi, anche veicolo di libertà. Nel contribuire alla crescita della comunità si esprime una parte incomprimibile di noi stessi. E l'articolo 4 lega il diritto al dovere: Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. A questa etica del lavoro la nostra democrazia resta legata, pur se il lavoro cambia continuamente, sospinto dalle nuove tecnologie, dalle sempre diverse dimensioni dei mercati, da mutamenti che incidono anche sui modelli sociali. Forse mai come questi ultimi decenni si sono prodotti cambiamenti così profondi, veloci e di così grande impatto persino sulle aspettative personali e sui progetti di vita", ha affermato Mattarella.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA