Solo i migranti imbarcati su navi delle autorità italiane in acque extraeuropee possono essere trasportati nelle aree che saranno realizzate in Albania. Nel disegno di legge di ratifica varato dal Consiglio dei ministri c'è una previsione decisiva per la messa a terra del Protocollo siglato da Giorgia Meloni con Edi Rama.
L'inedito progetto dovrà infatti fare i conti con il diritto europeo ed internazionale, e nelle scorse settimane l'unica osservazione pubblica arrivata da Bruxelles ha precisato l'importanza del "luogo dove opera un'imbarcazione", e che quindi se il salvataggio avviene in acque internazionali "non si applica il diritto di asilo comunitario e l'Italia è legittimata a portare queste persone in un altro Paese". Nella bozza entrata in Consiglio dei ministri si prevedono oneri per circa 87 milioni di euro a partire dal 2024, ma quelli complessivi non erano ancora messi nero su bianco. Saranno meno di 200 milioni all'anno, assicurano fonti di governo.
"E saranno ben spesi per affrontare la lotta all'immigrazione irregolare e sono molti di meno di quelli sequestrati dalla Guardia di Finanza per un cattivo uso del superbonus", spiega il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che si augura un iter "non difficile" in Parlamento, dove certamente non mancheranno contestazioni da parte delle opposizioni. Una trentina di milioni di euro dovrebbero essere destinati alla realizzazione delle due strutture al porto di Shengjin, all'altezza di Bari, e nell'area di Gjader, 20 chilometri nell'entroterra, equiparate "alle zone di frontiera o di transito".
Per la prima, assimilata dal disegno di legge a un hotspot, è previsto un perimetro di circa 240 metri, con una recinzione esterna di 4 metri. L'altra, un centro di permanenza per il rimpatrio, dove avverrà l'accertamento dei presupposti per la protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto a entrare e stare in Italia, sorgerebbe su una superficie edificabile di 77.700 metri quadrati, dove ora ci sono dieci edifici definiti "fatiscenti" nelle schede dello stesso protocollo. Le strutture saranno equiparate alle zone di frontiera o di transito.
All'interno si applicherà la giurisdizione italiana: le autorità di riferimento saranno Prefettura e Questura di Roma, e si prevedono nuove (fino a 5) apposite Sezioni della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. Tribunale e Giudice di pace di Roma saranno competenti sui ricorsi dei migranti trattenuti, e in caso di delitti interviene la magistratura romana senza necessità di rogatoria, con udienze a distanza e strutture ad hoc per l'eventuale custodia cautelare. Quanto previsto dal ddl garantisce ai migranti "il rispetto di tutti i diritti previsti dalla disciplina generale (italiana ed europea) in materia", come spiega il comunicato di Palazzo Chigi.
Il responsabile della struttura ha la responsabilità di garantire il tempestivo e pieno esercizio del diritto di difesa del migrante, anche assicurando a quest'ultimo il diritto di conferire riservatamente con il suo difensore con modalità audiovisive. E alla stessa maniera il difensore parteciperà alle udienze. Lo scambio di documenti sarà realizzato tramite posta certificata (pec). "Solo in casi eccezionali", viene spiegato ancora, è possibile trasferire il migrante dalle strutture albanesi ad altre corrispondenti in Italia: si mantiene comunque lo status e la procedura avviata prosegue. "L'Europa - ha sottolineato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - guarda con favore e come è stato detto non c'è nessuna contrarietà secondo il diritto internazionale ed il diritto europeo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA