'Salario minimo negato', 'Sfruttamento legalizzato', 'Non in nostro nome'. I deputati dell'opposizione sono tutti in piedi con i cartelli in mano, qualcuno grida 'Vergogna!' verso i banchi del governo. Si chiude così - con il vice presidente di turno Fabio Rampelli costretto a sospendere la seduta - l'ultima battaglia in Aula alla Camera sul salario minimo. Già il giorno prima la seduta era stata ad alta tensione con tutti i leader di opposizione che avevano ritirato le loro firme dalla proposta di legge nata come salario minimo a 9 euro e arrivata in Assemblea col nome di 'Deleghe al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva'. L'approvazione del nuovo testo di maggioranza arriva fra le urla. Nella sua dichiarazione di voto il leader di SI, Nicola Fratoianni, dà le spalle alla maggioranza ("come voi - attacca - che voltate le spalle al Paese reale").
"Oggi è un giorno triste - scandisce la segretaria Dem Elly Schlein - oggi che accartocciate con una mano la proposta di salario minimo delle opposizioni e con l'altro date un manrovescio a milioni di lavoratori poveri. Andremo avanti con questa battaglia con tutte le opposizioni". Il governo "pilatesco" di Giorgia Meloni - accusa il leader M5s Giuseppe Conte - "dice no all'Italia e a 3,6 milioni di cittadini che prendono buste paga vergognose e sono sicuro che anche gli elettori che hanno sostenuto questa maggioranza hanno amici e parenti che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, a pagare il mutuo. Andremo avanti e vinceremo questa battaglia". Prossime tappe su questo fronte saranno certamente la manovra con il centrosinistra che ha già presentato emendamenti sul salario minimo e la proposta di legge d'iniziativa popolare sulla quale stanno raccogliendo le firme.
Il centrodestra, dal suo canto, rivendica la propria scelta. "La bagarre alla Camera? - dice di prima mattina la premier Giorgia Meloni a proposito di quanto accaduto ieri - Un po' sorrido: M5s e Pd ci dicono che il salario minimo è l'unica cosa che va fatta in Italia ma in dieci anni al governo non l'hanno fatta". Meloni va anche all'attacco di quei sindacati che "vanno in piazza per rivendicare il salario minimo e quando vanno a trattare i contratti collettivi accettano poco più di cinque euro all'ora come accaduto di recente con il contratto della sicurezza privata". Il riferimento è evidentemente a Cgil e Uil mentre da Ugl e Cisl il via libera alla delega al governo sulle retribuzioni viene letta come una vittoria. "Il progetto di un salario minimo legale indifferenziato è affondato - dice Luigi Sbarra - battuto in Parlamento a favore di un'impostazione che mette al centro il rafforzamento della contrattazione collettiva. Si apre una pagina nuova".
Con l'ok alla delega il governo avrà - dopo l'approvazione in Senato - sei mesi di tempo per i decreti attuativi della legge quadro che dovranno avere poi il parere delle commissioni competenti delle Camere. Tra i principi della delega "garantire a ogni lavoratore e lavoratrice una retribuzione equa e sufficiente". Un obiettivo da raggiungere "rafforzando la contrattazione collettiva" e prendendo a riferimento i "trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati". Abbiamo scelto la delega - spiega il presidente della commissione Lavoro e firmatario della proposta, Walter Rizzetto (FdI) perché "su questo tema serve un approfondimento, non vogliamo prendere tempo". "Ho ascoltato tante proposte - assicura il sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon - anche da parte dell'opposizione e posso garantire fin da oggi che nella legge delega che ci è stata data come governo tanti concetti saranno contenuti e sarà sicuramente concertata con le parti sociali. Credo che oggi, nonostante tutto, sia una buona giornata". .
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